Trovo meraviglioso questo contest de IlPomodoroRosso !! Sarà bellissimo leggere le ricette degli altri e confrontare la propria storia universitaria con quella degli altri blogger, come un tuffo nella realtà di ciascuno di noi!
Purtroppo non ho vissuto l’esperienza della convivenza con altri studenti fuori sede, che credo sia una delle poche cose della vita che davvero ci forgiano e ci temprano il carattere.
Faccio solo una breve premessa: ho frequentato l’Università statale di Milano e, vivendo a 40 km prendevo il fantastico treno delle FS (stendiamo un velo assai pietoso sull’efficienza dei servizi..) e via, avanti e indietro 3-4 volte la settimana, fra libri, dispense, chiacchiere (ecco soprattutto quelle!!) mele e carotine spezzafame… così sono trascorsi magicamente, ma nemmeno troppo in fretta, 3 anni e mezzo. Se facessi un calcolo approssimativo probabilmente emergerebbe un dato inquietante: ho trascorso decisamente mooooolto più tempo su treno, metrò e tram piuttosto che nelle aule universitarie!! Non che fossi obbligata, ma credo che non abbia molto senso iscriversi all’università e poi studiare da soli a casa.. Inoltre la parte migliore è quella delle amicizie, credo! Non ho legato con tantissima gente, ma ho rinsaldato alcuni legami importantissimi per me! È proprio il caso di dirlo: pochi ma buoni!
Ma arriviamo al dunque: il pranzo dello studente!
Ora, in considerazione del fatto che la mia sede (via Noto numero 9.. non mi manchi per niente!) era la più sfigata dell’intera Università Statale, e che si trovava praticamente più vicino a Pavia che alla “bela madunina”, pranzavo sempre là e, non esistendo di fatto nessuna mensa, mi portavo quella che noi chiamiamo “schiscetta” - attenzione, NON la michetta!! con “schiscia” indichiamo un qualsiasi pranzo al sacco, non necessariamente un panino, ed io di panini ne ho mangiati raramentissimamente! giuro sul Tram n.24, potesse deragliare (ed è già capitato!) XD
La mia schiscetta consisteva spesso in insalate o verdure cotte, gallette multicereali, polpa di frutta, dolcetto di conforto. E spezzo pure una lancia in favore della Tupperware e i produttori di contenitori ermetici :)
Le rare volte che si tornava presto a casina a mangiare, sicuramente non mi mettevo a cucinare lasagne e tagliatelle.. in genere tornavo col treno delle 14.30 ed ero in piedi dalle 6 di mattina… non ho mai avuto le unghie rovinate come in quel periodo!!
In questi casi, di solito mi preparavo il giorno prima della pasta, del riso o un altro cereale, già lessati e sconditi, così in quattr’e quattr’otto la facevo saltare in padella con qualcosa.
Sono sempre stata maniaca del mangiar bene, perciò mi ingegnavo a pensarle tutte pur di non ridurmi a mangiare panini!! E poi se non mangi carne devi avere molta più fantasia ;)
Invece questa ricetta mi ricorda proprio l’adolescenza e la compagnia degli amici, con quel clima di spensieratezza che ne deriva! In realtà mi sono ispirata a un patrocchio di una delle mie amiche più care di sempre, Ilaria, che mi ha iniziato a questo connubio fra TONNO e FILADELFIA. Solo a sentirlo pronunciare, viene da fare “ma bleah!!” .. ma dovete assaggiarlo!!! È una cosa golosissima e, soprattutto, non occorre saper cucinare per farlo, essendo praticamente un pastrugno, proprio un pasticcio! Di solito noi lo mangiavamo sul pancarrè, per essere ancora più sbrigative!! Comunque anche con la pasta è ottimo!
Ho ingentilito il piatto usando la pasta integrale e soprattutto Garofalo, che uso sempre (le Caserecce però sono le mie preferite, ma fanno poco studentello sprovveduto!) Quindi se dovessi rappresentare con un piatto queste esperienze giovanili, sicuramente sarebbe questo:
SPAGHETTI ALLA CHITARRA INTEGRALI GAROFALO
CON TONNO, FILADELFIA E CIPOLLE
Ingredienti, che ogni studente dovrebbe avere in dispensa:
160 g di spaghetti integrali, ovviamente Garofalo
1 cipolla nel mio caso rossa, ma va bene anche bianca o dorata.. possibilmente senza protuberanze sospette
1 scatoletta di tonno (il cibo dei grandi uomini: dal cow boy, al soldato, allo studente di filosofia)
1 conf. di Filadelfia da 80g (in coppia con i grissini, grande alleato delle pause studio)
olio e peperoncino buoni (perché li porta la mamma)
origano del vicino
sale grosso economico in stock
qualche capperino desolato rimasto in un barattolo semi-vuoto in frigorifero
Tempo di preparazione: max 15 minuti
Mentre si scalda una pentola piena d’acqua, affettare una cipolla a rondelle non troppo sottili e farla soffriggere in padella con 2 cucchiai di olio e un pezzettino di peperoncino. Buttare la pasta dopo aver salato l’acqua bollente e bagnare con mezzo mestolo di acqua di cottura anche la cipolla, che nel frattempo avrà iniziato a sfrigolare. Quando le fettine saranno abbastanza morbide, aprire la scatoletta di tonno, farlo sgocciolare e sbriciolarlo con le mani in padella, con i capperini. Controllare la cottura della pasta. Quando è al dente, spegnere il fuoco della pentola, inserire della padella il Filadelfia a forchettate e scioglierlo, utilizzando ancora un po’ d’acqua della pasta, così farà un bel sughetto. Profumare con dell’origano e aggiungere la pasta scolata leggermente al dente. Saltare per qualche secondo e impiattare!
Gli studenti sono esenti dalla decorazione del piatto e dall’utilizzo del mestolo per fare il nido di pasta.. la fame è troppa!
Silvia m'hai fatto venire l'acquolina in bocca, altro che pastrugno!!
RispondiEliminaChe bella presentazione zy... Anch'io sto ragionando sul contest garofalo (ho intanto acquistato la pasta, poi verrà la preparazione :P )
RispondiEliminaComplimenti e buona serata
un abbraccio
Giulia
Ciao cara... se passi da me c'è un premio che ti attende :D
RispondiEliminaCIao patapata! grazie della visita sul blog e del following! Io sono anche giudice del contest di Cleare, e mi sembra che tu abbia compreso a pieno lo spirito del contest raccontando la tua vita da studente!!
RispondiEliminaLa schiscetta era un must anche per me quando andavo in uni, ovviamente sempre orientalizzata e trasformata in bento con dentro onigiri, riso o noodles! :)