martedì 29 ottobre 2013

WOW-Crostata: simil Linzer vegan

Stavolta mi son pure segnata le dosi ESATTE, mica"circa", "qb", pizza e fichi e aria fritta!
Dato l'ottimo risultato, dato che l'ho inventata di sana pianta con quello che avevo e dato che ho pure gli ingredienti nelle giuste proporzioni nero su bianco, questa torta d'ora in poi sarà il mio MUST!





Chiamarla semplicemente crostata sarebbe riduttivo, sia nei confronti degli ingredienti di alta qualità impiegati, sia perché la frolla non è quella classica... e pure perché il sapore è da WOW! Perciò ritengo di doverla chiamare WOW-crostata: con questo nome ho salvato il file nella cartella "Dolci miei" e così è scritto con inchiostro nero sul foglio unticcio del mio quadernino di ricette.

Ma sveliamo l'antefatto: avevo acquistato delle ottime marmellate bio in Trentino, questa estate. Eravamo in Val Venosta, il paese dei balocchi per gli amanti della frutta, perché qui è dolce e polposa oltre ogni immaginazione, qui nel paesino di 300 abitanti alle 7 di mattina Frau KarlheinzSchumannRebeumundWiedunstrumpffler esce di casa con il suo bel banchetto, piazza l'ombrellone, inizia a collocare una accanto all'altra le sue vaschettine di frutta appena colta dalle sue piante: ribes di tutti i colori, albicocche, meline e melone, perine, pesche, duroni e ciliegie. E infine il barattolo dal tappo forato e il cartello, bilingue, che reca la scritta "1 euro a vaschetta". E funziona... eccome se funziona (in Trentino..)!

Fatto sta che mi sono fatta una settimana di colazioni a base di ribes freschissimi, miele e mentuccia, tutto a metri zero! Ovviamente, è uno dei miei frutti preferiti, da sempre, ma quando mai ne ho mangiati di così buoni?! mai, appunto!

Non potevo proprio evitare di portarmi in Brianza un pezzo di quel paradiso fruttoloso: una bella sleppa di marmellata bio di ribes rossi, fatta con poco zucchero e tanta più frutta (fra l'altro, il ribes rosso contiene addirittura più pectina della mela, quindi gelifica che è un piacere).



Manco a dirlo, una delle mie torte preferite è la Linzer, che vi avevo proposto già qui , già in versione light. Oggi posso dire con orgoglio di aver trovato la versione definitiva, la mia preferita in assoluto, in cui non si avverte per nulla la mancanza di "qualcosa" (burro??), anzi, non si può fare a meno di apprezzare l'armonia fra i vari sapori: grano saraceno, nocciole, ribes.
...e badate che non mi sono certo risparmiata negli assaggi in loco, mi sono immolata per la causa, mangiando fette di Linzer a ogni angolo! Conosco l'antagonosta altoatesino e credo che la mia piccina qui sotto non abbia nulla da invidiargli!



WOW-Crostata
Simil Linzer vegana




100 g farina di grano saraceno della Valtellina
50 g farina di grano duro integrale bio
70 g farina di tipo 2 bio
50 g nocciole bio tostate e tritate finemente
40 g sciroppo di mais bio
2 cucchiai di olio d'oliva leggero
1 cucchiaio di olio d'argan
1/2 cucchiaino di cannella
un pizzico di sale dolce di Cervia
1 cucchiaino di bicarbonato

250 g di marmellata di ribes rosso bio
nocciole intere per decorare







Miscelare tutte le polveri, bagnare con gli oli e lavorare con le mani per inumidirle uniformemente.
Aggiungere il malto sciolto in 100 ml di acqua tiepida o succo di mela e impastare energicamente per qualche minuto. Il composto sarà molto duro. Avvolgere in pellicola e lasciare in frigorifero per almeno mezzora.
Trascorso il tempo, accendere il forno a 180° e preparare la torta: oleare una tortiera tonda (22cm di diametro), stendere la pasta col mattarello aiutandosi con due fogli di carta forno, lo spessore dovrà essere di circa 7 mm. Rivestire lo stampo oleato e formare la crosta (a me piace molto spessa, è la parte che preferisco!). Cuocere per 45 minuti nel ripiano centrale.
Se dura, si conserva per giorni nel forno spento ed è più buona il giorno successivo.




Ecco, adesso vi faccio vedere un'altra crostata... non una wow-crostata di Patapata, bensì una Signora Crostata della Valentina, di Cucina&Cantina, che sicuramente riproporrò in versione vegan, perché è in assoluto la mia ricetta preferita di tutto il suo splendido blog! ..oddio, me ne sono salvata almeno una decina di ricette sue che in altri momenti erano le mie preferite, ma credo che dipenda un po' da come mi alzo la mattina... La crostata di fichi e rum è infatti seguita a ruota da Pizza con farina di riso venere a lenta lievitazione e, ovviamente, Non il solito budino.

Maoggi che sono in vena di crostate, non ho dubbi: Crostata ai fichi e rum al 1000% !

E così partecipo al suo contest per augurarle un buon Blogcompleanno ;)









mercoledì 23 ottobre 2013

Riso venere con verdure agrodolci alla giapponese

Il mio palato anela l'amaro...
dal cioccolato fondente al carciofo. Uuuu il cardo poi... e il radicchio dove lo mettiamo?? Insomma, come non potevo amare anche questa benedizione: la scorzonera!
Non se ne trovano di ricette con la scorzonera, magari qualcuna di rivisitazione della cucina povera, oppure all'estremo opposto, qualcuna fusion e pseudo-orientale... Ecco, la mia ricetta appartiente a quest'ultima categoria.

Mia mamma dice che da piccoli mangiavano scorzonera in grandi quantità, o meglio: ne mangiavano spesso - anche perché mangiare mezzo kg di scorzonera non è consigliabile se volete mantenere una pace duratura con il vostro intestino!! Comunque era decisamente più diffusa di adesso. Ignoro la ragione per cui questa mega radiciotta non sia più in uso, probabilmente perchè è davvero molto amara, oppure perché le sue peculiarità depurative sono mooooooolto potenti (e mi fermo qui!).

Dal canto mio, ho preso spunto da un contorno tipico della cucina casalinga giapponese che si chiama kinpira gobō (e che quindi non troverete nei ristoranti, salvo eccezioni), in cui non è prevista la scorzonera ma un’altra radice molto amara (il gobō appunto) e quindi in tutto e per tutto simile alla nostra. L’importante è associarla a delle verdure dolci, nel mio caso carote, cipolle e un po’ di peperone, oltre all’uso di un po’ di zucchero… e la pillola va giù, eccome!




 Riso venere con verdure agrodolci alla giapponese

 Per due porzioni

 

160 g di riso venere
2 baccelli di cardamomo
sale q.b.

1 radice di scorzonera media
2 carote
1/2 cipolla
1 peperone verde di piccole dimensioni
2 cucchiai di olio di semi di girasole
150 ml di aceto di riso
3 cucchiai di salsa di soia
1 cm di zenzero fresco
1 cucchiaio di zucchero di canna grezzo
40 g di anacardi non salati

Lessare il riso venere in acqua salata con i due baccelli di cardamomo. Ci vorranno dai 25 ai 45 minuti dal bollore, a seconda del riso. Scolare e tenere da parte. In una wok soffriggere la cipolla nell’olio per un minuto, poi aggiungere tutte le altre verdure tagliate alla mandolina e lasciar stufare. Sfumare con l’aceto, salare leggermente e continuare la cottura a fuoco vivace, saltando le verdure e bagnando con poca acqua calda di quando in quando. A metà cottura aggiungere lo zucchero e la salsa di soia, mentre lo zenzero andrà grattugiato e inserito alla fine, con gli anacardi grossolanamente tritati. In tutto ci vorranno circa 20 minuti di cottura. Servire calde con il riso venere al naturale, con un filo d’olio di semi a crudo.


mercoledì 16 ottobre 2013

"Pantorta" di pere, zenzero e nocciole con pasta madre

Ecco il mio contributo per il World Bread Day 2013: un nonsocché fra un dolce e un pane, che mangiato leggermente riscaldato a colazione è una mano santa in questo principio d'autunno, mentre una fettina come merenda regala pace e serenità.. come dice qualcuno in tv, bontà a cuor leggero, perché qui dentro non troverete altro che latte di nocciole, pere, nocciole e sciroppo di riso, oltre a pasta madre e farina! Non c'è nemmeno un grammo di zucchero, perciò non avete proprio scuse: provare provare e provare!



"Pantorta" di pere, zenzero e nocciole 
con pasta madre

Per una teglia tonda da 22cm + una piccola da 16cm


200 g di pasta madre rinfrescata da 10 ore
200 g di farina di farro bianca bio
100 g di ifarina di tipo 2 bio
200 ml di latte di nocciole* + altri 150 ml
1 mela bio
4 pere kaiser (se sono grandi ne bastano 3) bio
3 C di sciroppo di riso bio
2 C di olio di semi di girasole bio
2 c di zenzero in polvere SDSpezie
50 g di fiocchi d'avena bio
circa 25-30 nocciole bio
80 g di uvetta bio
1 c di sale

latte e sciroppo di riso per la superficie


* Per il latte di nocciole, per me grande rivelazione dell'autunno 2013, ho seguito il metodo illustrato dalla Capra: più semplice a farsi che a dirsi!




La sera, sciogliere la pasta madre in 200 ml di latte di nocciole tiepido e un cucchiaio di sciroppo di riso. Aggiungere la farina di farro un po' per volta e impastare con i ganci (se avete una planetaria meglio ancora). Lasciare questo impasto in una ciotola di ceramica o vetro, coperto da pellicola, per tutta la notte.
La mattina seguente, sbucciare la mela e frullarla con 150 ml di latte, l'olio, il malto restante e mescolare il tutto con lo zenzero e l'avena. Riprendere l'impasto di pasta madre e aggiungere man mano questo composto, impastando sempre con i ganci. Aggiungere infine i 100 g di farina di tipo 2, il sale, le nocciole tritate grossolanamente e l'uvetta, ammollata per 10 minuti e ben strizzata. L'impasto dovrà essere molto morbido, quasi come quello per la pizza.
Ungere gli stampi (io ne ho usati 2, potete anche cuocerla tutta insieme in una teglia rettangolare) e lasciare lievitare per altre 3-4 ore.
Nel frattempo, affettare le pere e condirle con un pizzico di zenzero e succo di limone, poi disporle a piacere sulla superficie dell'impasto, schiacciandole verso il basso.

Cuocere in forno statico a 180° per circa 20 minuti, poi togliere per pennellare la superficie con un goccio di latte emulsionato con dell'olio e infornare di nuovo per altri 45-50 minuti. Vale la prova stecchino.






giovedì 10 ottobre 2013

Zucca al forno e chapati di pasta madre al grano saraceno

Eccoci al punto di non ritorno.
Alias: ho iniziato con la zucca... e buonanottealsecchio :)

Appena ne cuocio una, al forno o a vapore, passo ogni momento libero a scervellarmi per inventarne una più che Bertoldo, cercando il modo di cucinarla a cui non ho ancora pensato, o quello che avevo letto chissà dove e che non ho mai avuto il tempo di sperimentare.
Leggendo e spulciando, ho anche scoperto le millemila proprietà benefiche di questa incantevole curcubitacea: dagli antiossidanti ai benefici contro il diabete, dal potere lassativo a quello anti invecchiamento cellulare... l'olio dei semi è indicato perfino contro le punture di insetti!

...come se fossero queste le ragioni della mia cucina compulsiva: sono solo alla prima zucca dell'autunno 2013, e l'ho già cucinata in 4 modi diversi! Fermatemi!!!


Certo, quella al forno, gustata semplicmente in purezza, magari con la buccia che diventa moridissima e condita appena con gomasio o salsa di soia, resta in cima alla top ten. Però mi sbizzarrisco come una mucca pazza nel cercare nuovi abbinamenti!

Ieri sera la parte del cavaliere è toccata al mio affezionatissimo pane chapati, dato che avevo degli avanzi di pasta madre. Ho voluto provare ad aggiungerci della farina di grano saraceno, oltre a una parte di farina 0 per ottenere una certa elasticità.




Ah: non dimenticate di tostare al forno anche i preziosissimi semi della suddetta curcubitacea!

Ecco la ricetta, le dosi sono tutte ad occhio, non prendetele proprio alla lettera e seguite l'istinto:


Zucca al forno e pane chapati 
di pasta madre e grano saraceno

per circa 6 chapati:

100 g di pasta madre non rinfrescata
100 g di farina di grano saraceno
100 g di farina di tipo 0
un pizzico di sale
acqua tiepida qb (circa una tazza)

mezza zucca cotta al forno a 180° per circa 20 minuti
3 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di olio di sesamo
il succo e la polpa grattugiata di un pezzo di zenzero fresco
semi di sesamo


Preparare l'impasto dei chapati: in una terrina setacciare le farine e creare un solco al centro. Spezzettare la pasta madre e inserirla. Aggiungere poco a poco l'acqua, finché si riuscirà ad impastare. Per ultimo aggiungete un pizzico di sale. Impastare per 5 minuti, dovrà risultare un panetto elastico e non appiccicoso. Lasciar riposare un'oretta in un contenitore di vetro o ceramica, coperto con un panno umido. Non è necessario che raddoppi, anche perché il chapati in origine è proprio il pane senza lievito, perciò è possibile utilizzare la pasta madre non rinfrescata, che non è indispensabile, ma il sapore che dà al pane è ottimo.
Dividere l'impasto in sei palline (dovranno essere poco più grandi di una pallina da ping pong) e iniziare a stendere al mattarello, aiutandosi con della farina di grano saraceno.
Scaldare una piastra e iniziare a cuocere i chapati uno per uno, da entrambi i lati per circa 60 secondi, poi accendere il fornello accanto e passarli delicatamente sulla fiamma viva, per formare le bolle caratteristiche.

pane chapati al grano saraceno

Tenere i chapati cotti sovrapposti e conservarli in un coccio con coperchio, o su un piatto con panno umido, non devono seccare.


Disporre la zucca cotta su un piatto da portata. Grattugiare lo zenzero e spremere la polpa fra 2 cucchiai, per ottenerne il succo. Emulsionarlo con la salsa di soia e aggiungere anche l'olio di sesamo. Condire la zucca e cospargere di semi di sesamo.

Servire in tavola con il chapati. Io ho accostato la zucca a delle coste saltate in padella con olio sale e pepe.




martedì 8 ottobre 2013

Biscotti ai cereali e fave di cacao per il mese del cioccolato... magari equo e solidale!

Ottobre.
Secondo voi, perché è il mese del cioccolato?

..secondo la mia logica infallibile, è una consolazione nuda e cruda, mera e disperata! Perché l'estate è già un ricordo, perché abbiamo tutti iniziato a pieno ritmo lavoro-universita-scuola-allenamenti di calcio-nuoto serale-serate dedicate alle serie TV invece che stare al bar fino a tardi con gli amici anche nonostante la sveglia alle 6.30..


..e l'inverno già si annusa nell'aria (parlo da brianzola).


Poco male, a noi food-addicted importa ben poco, anzi, forse molti di noi amano di più questa stagione proprio per la riscoperta di alcuni ingredienti, frutti o ortaggi, dono della terra umida e sempre più fredda e nera.. come cacao!


Dai, mi occorreva un ulteriore collegamento all'introduzione per parlarvi di cacao, biscotti e soprattuttto di cioccolato Equo e Solidale


Dal 12 al 26 ottobre infatti, Altromercato lancia un'offerta che voi golosi, ma anche i meno golosi, sicuramente non ignorerete: recatevi in una delle botteghe Altromercato, acquistate 4 tavolette di cioccolato Equo e Solidale, che è "buono fino in fondo", in tutti i sensi! Riceverete in omaggio 2 Bribon Bio e una borsa in fibra naturale! A me è arrivata per posta, è splendida!!


Parlando dei vari tipi di cioccolato, c'è da perdersi: ce n'è davvero per tutti, anche per i palati più raffinati (modestamente, il mio non è proprio il palato proustiano che si lascia incantare da una qualunque madeleine.... non mi accontento facilmente quando si parla di cose serie, vedi cioccolato fondente..).
Quindi mi limito a descrivere i miei preferiti:

- tipologia Mascao, ovvero il cioccolato con zucchero mascobado dalle FIlippine, forse il cioccolato più pregiato e aromatico, grazie proprio all'impiego di questo zucchero.. e forse un po' anche alla maestria degli svizzeri, dove è prodotto. Manco a dirlo, adoro quello con fave di cacao, fondente al 73%, ma devo dire che per coccolarmi non disdegno un paio di quadretti di quello con quinoa e riso soffiati! Esperienza leggermente meno intensa ma gustosissima, più da merenda che da fine pasto. Inoltre, non l'ho mai trovato ma so che esiste anche quello bianco con fave di cacao! Che chicca!!

- del tipo Compañera, prodotto in italia con ingredienti dal Sud America. Merlino si è sbafato tutto quello bianco, e dice che non ha nulla a che vedere con il cioccolato bianco mangiato finora: la presenza di aromi naturali (solo bacche di vaniglia), gli regala un sapore puro e inconfondibile! Avete mai distinto il sapore del burro di cacao??

- Bribon: ovvio, il fondente con limone e zenzero!! So che a naso uno in genere rimane perplesso dall'accostamento cioccolato fondente-limone, ma mi sono ricreduta: è perfetto! Lo zenzero ci vuole, per quello zing che tira su! I Bribon sono in confezioni da 30g e costituiscono un'ottima merenda, specialmente quelli con cereali (vedi latte e quinoa! ottimo!).

- aggiungo solo un desiderio, più che una rivelazione: le tavolette Quetzal! Si tratta di cioccolato di Modica interamente Equo e Solidale, realizzato da una cooperativa di donne del Sud Italia (Quetzal appunto), che ha deciso di non lasciarsi sconfiggere dalla disoccupazione, ma combattere, creare, inventare... Hanno scommesso e hanno vinto loro! Disponibili nei classici gusti modicani, ma anche in altre curiosissime varianti, come alla manna!


Da brava blogger precisina e un po' fissata con il bio, ci tengo a dire che tutti i tipi di cioccolato Altromercato sono biologici!



E ora veniamo alla ricetta inaugurativa del mese dedicato al cioccolato! ...che fra la'ltro non è neanche farina del mio sacco, perché l'ho letta da da Luisa e me ne sono immediatamente innamorata, perché io adoro questo tipo di biscotto, ma sfortunatamente ha sempre zucchero o olio di palma fra gli ingredienti e a casa non sono mai riuscita a riprodurlo... fino a questo momento!! Grazie Luisa, ormai per me è come il pane, non manca mai nel mio barattolone di latta :))

Ho aggiunto solo le fave di cacao e modificato qualcosina, ma il risultato è sorprendente!!






Biscotti farro&avena
al cacao con fave di cacao

(liberamente tratto da Ghiotto di Salute)


70 g farina di farro integrale (la mia era bianca, ho fatto metà e metà con farina di tipo 2)
50 g zucchero mascobado (io 1 cucchiaio + 1 cucchiaio abbondante di sciroppo di riso)
60 g di fiocchi d'avena piccoli
50 g di farro soffiato (non l'avevo, ho aggiunto altra avena e altre nocciole)
50 g di olio d'oliva leggero (io 30 g + un po' d'acqua per impastare)
40 g di nocciole
30 g di cacao amaro
1 cucchiaino di bicarbonato
sale
100 g acqua tiepida



mia aggiunta: 10 fave di cacao SDSpezie  sgusciate e tritate grossolanamente




Tritare insieme avena e nocciole, abbastanza fini ma senza ridurle in farina. Potete anche lasciarne una parte più grossolane, sarà piacevole sgranocchiarle. Unire in una terrina tutti i cereali, le farine, il bicarbonato, il cacao. A parte emulsionare l'olio con l'acqua, lo zucchero e lo sciroppo di riso, aiutandosi con una frusta. Unire il tutto e mescolare con un cucchiaio di legno. Si otterrà un impasto duro e che tende a sbriciolarsi. Lasciare in frigorifero almeno un'ora (io tutta mattina).

Togliere dal frigorifero, attendere 10 minuti e iniziare a stendere col mattarello, fra due fogli di carta forno. Se si sbriciola troppo, bagnare con poca acqua.
Stendere uno strato abbastanza sottile, di circa 4 mm o anche più alto se vi piacciono più grossi, e coppare con le forme tonde. Disporre sulla placca, infornare a 180° per 10-15 minuti.
Alcuni mi sono bruciacchiati un po' ma, sapete una cosa?? ..mi piacciono quasi di più! Sono amarognoli per la presenza delle fave, il sapore è però intensissimo e bilanciato dal dolce naturale delle nocciole e dell'avena.








Buon mese del cioccolato!


venerdì 4 ottobre 2013

Non si può.


Se siamo di carne e sangue, se veniamo tutti da una pancia materna, se abbiamo due occhi, due orecchie e un cuore, se siamo umani.....
oggi stiamo in silenzio, preghiamo, riflettiamo, spacchiamo qualcosa...

...ma restiamo umani 
(cit. Vittorio Arrigoni)





ovviamente oggi Patapata è in lutto.


Se ne avete voglia, potete firmare anche voi per candidare Lampedusa al Premio Nobel per la Pace sulla pagina de L'Espresso

martedì 1 ottobre 2013

Fichi caramellati al rum con "vegrino" alla vaniglia

Basta. All'alba dei 27 anni.... ho scoperto il vegrino!
Niente di più facile da fare, niente di più gustosamente cruelty-free, soprattutto da ex-formaggiosa qual ero (e indovina qual era il mio formaggio preferito?? Caprino, ça va sans dire!). Già, perché chi come me arriva adesso a scoprire questa bontà, deve sapere che il nome "vegrino" viene da caprino, poiché ne ricorda moltissimo il sapore sapido e vagamente pungente.

Per sapere come fare, vi rimando al blog di Ravanello curioso, anticipandovi che non serve neint'altro che uno yogurt di soia al naturale e un po' di pazienza.

Oltre ad averlo utilizzato nei salati (con verdure grigliate, per tzatziki, nelle farce etc.) ho voluto provarlo anche per i dolci: tooop!





In questa ricetta in particolare, la languida dolcezza di questo frutto passionale, con l'acidità di un vegrino aromatizzato alla vaniglia.. e un po' di crock dato dal pane di segale tostato e sbriciolato equivale alla pace dei sensi, o a un auto-gratificazione, una coccola serale o quello che volete.
Da gustare caldo!


Fichi caramellati al rum con vegrino alla vaniglia


Per ogni porzione:

 

un grosso fico, o due piccoli
1 cucchiaio scarso di rum
1 cucchiaino di zucchero mascovado
una quenelle di vegrino di 2 giorni
la punta del cucchiaino di  vaniglia bourbon in polvere
1 cucchiaino di malto di riso
1 fetta di pane di segale Pema biologico (io ho usato quello al farro)
semi di sesamo tostati qb
cannella in polvere qb


Praparare prima il vegrino, mantecandolo con il malto di riso e la vaniglia. Tenere da parte.

Sbriciolare il pane e scaldarlo su una piastra a fuoco moderato per qualche minuto, finché diventerà croccante. Unire la cannella, se piace. 

Tagliare il fico in quarti, senza separarli completamente. In una padella antiaderente Cuocere il fico con un goccio d'acqua e quando inizia ad asciugare sfumare con il rum e aggiungere lo zucchero, che caramellizza il fico. Spegnere il fuoco.

Comporre il piatto: disporre il fico aperto e irrorarlo con la sua acquetta deliziosa, fare una quenelle, o un cucchiaio, di vegrino alla vanigliae posizionarlo al centro, poi spolverizzare con le briciole croccanti e a piacere semi di sesamo.

 
Ci ho pensato dopo, ma sarebbe carino presentarlo in cocotte! magari si preparano in anticipo il fichi, si riscaldano al forno nelle cocotte e poi di finisce con il fegrino freddo e lo pseudosuperlightissimo crumble di pane.. così il fico è pure a sorpresa, ma va' che bel!!




Questo è il tzatziki di vegrino, con cetriolo, aglio, sale, limone e aneto: