sabato 21 dicembre 2013

2013: l'anno della Quinoa!

Al volgere di questo strano 2013 (di già?!?), chiudo in bellezza. Non con i soliti biscottini speziati, né panettoni di pastamadre (anche se, lo ammetto, mi sarebbe piaciuto quest'anno, che la Gina è bella matura). Bensì, chiudo il blogger-anno con il cereale che è stato decretato dall'ONU protagonista indiscusso dell'anno: la quinoa.




Sulle pagine dedicate da Altromercato a questo meraviglioso seme, ho imparato un mucchio di cose interessanti.. esatto, ho detto seme: la quinoa non è un cereale, lo sapevate? Ne esistono oltre 200 varietà (rossa, nera e bianca le principali). Inoltre, è estremamente ricco di proteine e, pensate un po', di ferro! Ferro a gogò per la quinoa! Più del triplo di quello contenuto nei cereali comuni!

E già qui, fiondarsi nel primo Bio che trovo a comprarne mezzo chilo! Come resistere, io, che storicamente ho il ferro bassissimo!?
Poi, quando l'acqua inizia a bollire, inizi ad avvertire quell'inconfondibile aroma nocciolato e tostato, quasi balsamico, che si sprigiona dalla pentola borbottante... è magia!


I miei piatti sono in genere accomunati dalla tendenza al "pasticcio": tendo sempre a aggiungere piuttosto che togliere per liberare certi sapori, perciò mi ritrovo con un buon piatto, ma che è troppo. In questo caso, però, riesco a trattenermi dal pasticciare anche la quinoa, perché è talmente buona così al naturale, che non oso nemmeno cucinarla con qualcos'altro. In genere la metto a bollire in acqua salata senza niente, poi la accompagno da un contorno di verdure.. ma LEI è sempre nuda e bellissima al centro del piatto, appena lucidata da qualche goccia di olio.

http://www.giunti.it/libri/cucina/la-quinoa-in-cucina/

Colgo l'occasione per lanciarvi un'idea-regalo, se volete ampliare gli orizzonti culinari a qualche amico o parente, oltre a compiere un gesto d'amore anche nei confronti di chi a 4000m coltiva con passione e perseveranza questo seme, nel rispetto delle sue proprietà: regalate un pacchetto di quinoa, ottima la qualità Real, e metteteci insieme La quinoa in cucina, edito da Slow Food Editore, che contiene un sacco di ricette di cuochi Slow Food e anche di blogger appassionati (una anche mia!), così sapranno come utilizzarla - perché no, anche nel pranzo di natale! - e si divertiranno un mondo a sperimentare!











Detto ciò, ecco un semplicissimo piatto per assaporare al meglio il cibo principe del 2013: trattasi di un'insalata autunnale, che, visto il periodo, potrebbe essere una bella insalata di rinforzo per il pranzo di Natale... soprattutto per i non-carnivori, che in genere durante i banchetti dai nonni/genitori/suoceri/chipiùneha si riempiono di patate e insalata :(((




Insalata di quinoa con salsa agrodolce ai cachi


70 g di quinoa (per me mista rossa, nera e bianca)
1 gambo di sedano
1 carota
4 noci
cpolline agrodolci a piacere

per la salsa agrodolce di cachi:

1 caco molto maturo
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino di senape di Digione con pimenti
2 cucchiai di aceto di vino bianco
un pizzico di fleur de sel
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva


Lessare la quinoa in acqua salata come indicato sulla confezione (in genere ci vogliono 15 massimo 20 minuti dal bollore). Scolare e lasciar freddare.
Tagliare il sedano, grattugiare la carota, scolare le cipolline e tritare grossolanamente le noci. Unire tutto alla quinoa scolata.
Frullare il caco, aggiungere il miele, la senape, il sale, l'aceto e sbattere con una frusta, aggiungendo il'olio a filo. Servire l'insalata su un letto di salsa di cachi.







Per queste feste, a chi ci crede e a chi fa semplicemente piacere l'atmosfera, auguro buon appetito a tutto il popolo del foooooood ;)




sabato 14 dicembre 2013

Quadrotti di cachi e grano saraceno al cacao (glutenfree)

Le torte sbagliate - i dolci che se non ti lecchi le dita godi a metà - le dosi "a occhio" - la cucina fatta di sensazioni - a naso direi che basta così - quanno ce vo' ce vo' - un pizzico anche di questo per dare lo zing - proviamo a bilanciare con quest'altro ingrediente...

... e soprattutto morire se riesco a seguire una ricetta per filo e per segno !

Ecco qui, tradotta in luoghi comuni, la mia poetica culinaria. Non è una brutta cosa affidarsi al proprio istinto per certe cose. Voglio dire: per quanto gratificante e fondamentale possa essere mangiare in un certo modo, non mando il mondo in malora se mi sveglio una mattina e nel curry di ceci ci metto un pizzico di coriandolo... Posso dunque improvvisare con una certa leggerezza.
Però mi piacerebbe essere consapevole di ciò che faccio, avere un fondamento per le mie creazioni strampalate, una conferma che non sono una pazza esaltata e uno straccio di approvazione da qualcuno "che ne sa"..

Ma io sono così: acqua di rose, via col vento, o la va o la spacca...
 (e ridacci di cliché!)





E questo dolce non è da meno! Avevo la mia bella ricettina davanti (che fra l'altro avevo scritto IO, un paio d'anni fa!) di questa torta di cachi e grano saraceno. Inizio a preparare: farina di grano saraceno, fecola di patate, 4 cachi maturi, grappa... cavoli, niente grappa! ..beh ripiego sul rum. Semola di grano d... beh ma se la sostituisco con la farina di mais diventa anche glutenfree, dai facciamo così. Andiamo avanti: lievito... no dai, facciamo col bicarbonato che il lievito chimico sa sempredi finto.
etc etc.

E fu così che questa ricetta di una normale torta lievitata con cachi e grano saraceno, diventò un dolce godurioso, vegan e senza glutine, di cachi, cacao e grano saraceno. Potrebbe essere un ottimo dolcetto del pranzo di natale, per i sentori di cannella, cacao e noccioline è decisamente invernale!



Ecco la pseudo-ricetta (è implicito il "circa" per ogni quantitativo, desolata...!)


Quadrotti di cachi e grano saraceno al cacao

4 cachi molto maturi
4 cucchiai di olio d'oliva leggero
150 g di farina di grano saraceno
25 g di fecola
50 g di farina di mais fioretto
25 g di arachidi tostate al naturale
40 g di zucchero integrale Mascobado
25 g di sciroppo di riso
1 cucchiaio di cacao amaroConacado
50 g di uvetta
2 cucchiai di rum scuro (facoltativo)
1 cucchiaino di cannella macinata
1 tazzina da caffé di acqua di fiori d'arancio
1 cucchiaino di bicarbonato + 1 cucchiaio di aceto di mele
un pizzico di sale

Per la copertura: 2 cucchiai di acqua + 1 cucchiaio di sciroppo di riso, cacao per lo spolvero


Lasciare l'uvetta in ammollo in poca acqua calda e rum, per una mezzora.
Pelare i cachi e ridurli in salsa con un minipimmer. Sbattere con gli altri ingredienti liquidi e lo zucchero.
Tritare finemente le arachidi e miscelare insieme tutti gli ingredienti secchi, setacciando bene la fecola.Unire un po' per volta le polveri nel recipiente con i liquidi, avendo cura di non fare grumi. Lasciare per ultime le uvette, ben strizzate e infarinate.



L'impasto dovrà essere fluido, ma non troppo, simile a quello dei pancakes, per intenderci.
Ungere ben bene uno stampo rettangolare (sconsiglio la tortiera a cerniera, dato che l'impasto è molto fluido potrebbe fuoriuscire), spolverare con la farina di grano saraceno e versarvi il composto, sbattendo leggermente su un piano per livellare.
Infornare a 180° per circa 1 ora. Controllare dopo 20 minuti la superficie: se inizia a imbrunire, coprire con della stagnola, perché di certo il dolce non sarà ancora cotto. Quando si sarà formata una bella crosta soda ma morbida, con i cretti  tipici del brownie, allora sarà pronto. Non vale la prova stecchino, perché all'interno è molto umido.
 Appena fuori dal forno, con un pennello in silicone passare la superficie con acqua e sciroppo di riso, per lucidare bene.

Una volta fredda, tagliare in quadri o losanghe e spolverizzare con cacao amaro.

Consiglio vivamente un buon té nero fumante in abbinamento!









lunedì 9 dicembre 2013

Spaghetti al pesto di noci e peperoni

Iniziamo la settimana all'insegna della semplicità.
Perché fra poco è Natale (e poi santo Stefano, 31, Capodanno, etc etc..) e iniziamo a risparmiarci, perché questo è un VegetalMonday e perché adoro questo pesto!!

Ho scoperto il connubio noci-peperoni in una torta salata vegan che ho mangiato un paio d'anni fa da un'amica. Le noci stavano nella base insieme a farina integrale, una sorta di streusel, quasi da cheese cake,i peperoni nella farcia, insieme a qualcos'altro che purtorppo non ricordo...
Ho provato a replicarla diverse volte, senza mai ottenere quel bel contrasto di sapori, perfettamente distinti eppure ben assortiti fra loro.

Stavolta, però, sevo dire che mi sono avvicinata molto al ricordo goloso, con questo insolito pesto. Consiglio però di usare una pasta integrale (purtroppo non l' avevo), che con le noci è davvero WOW!






Spaghetti al pesto di noci e peperoni

per due persone affamate


180 g di spaghetti di grano duro (per me Garofalo)
1 peperone rosso
7-8 noci (italiane, miraccomando..)
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
1/2 spicchio d'aglio
4 capperini sotto sale
1/2 cucchiaino di semi di coriandolo in polvere (facoltativo)




Pulire bene il peperone eliminando le venature bianche all'interno. Tagliare a pezzettini e cuocere in una padella antiaderente con mezzo bicchiere d'acqua. Quando sarà morbido, tanto da iniziare a sfaldarsi, scolare e lasciare freddare. Nel frattempo mettete a bollire l'acqua per la pasta, salate e buttate gli spagnetti.
In un minipimmer frullate il peperone con l'olio, i capperi dissalati, le noci, l'aglio, il coriandolo. Assaggiare per aggiustare di sale. Scolate la pasta al dente, impiattare su piatti caldi con un paio di cucchiai della salsa ottenuta. Decorare con qualche pezzettino di noce, che dà un ché di croccantino.



http://lacucinadellacapra.wordpress.com/2013/02/18/100-vegetal-monday/

mercoledì 4 dicembre 2013

Fagottini di farro alla mela con marmellata di rosa canina (vegan)

Non so perché, ma dovete beccarvi l'ennesimo post dolce.
E sì che da qualche anno a questa parte mi sono prodigata molto di più alla cucina dei salati, retrocedendo di parecchio nell'arte della pasticceria (naturale e non), che in passato era stata la molla che mi saltò nell'ingranaggio cervellotico e che mi portò alla totale e inesorabile dipendenza culinaria (del fare, ma pure del mangiare..). Eh già, i Pasticci Patapata, quando ancora non avevo un blog e Patapata era solo il nomignolo affibbiatomi da un'amica fra un ballo di gruppo e l'altro, in origine erano dolci pasticci (e nel vero senso del termine... facevano abbastanza pena a vedersi).

Però credo che tutti quanti attraversiamo dei periodi in cui ci nutriremmo solo e unicamente di biscotti e briochine (d'estate non vi capita di voler vivere di gelato??), e altri momenti in cui pure per colazione ci sbaferemmo una focaccia alle olive.

In questo periodo forse sono inconsciamente alla ricerca del sentimento natalizio, che a casa mia mica si è fatto vivo ancora. Oppure (teoria che fa invidia al Sigismondo Freud!) io sento già il Natale dentro di me, ma dato che sono una grulla non lo voglio ammettere e reprimo i miei impulsi che quindi sono esplosi in dolcezze???


..che facciamo, lasciamo la psicoanalisi a chi ne sa qualcosa, e parliamo di cose a noi più gradite?


 


Fagottini di farro alla mela
con marmellata di rosa canina 

(vegan)

 

Per 6 fagottini

100 g di farina di farro integrale
40 g di farina di grano duro integrale
15 gdi amido di mais
20 g di farina di mandorle (io mandorle con la buccia)
1 cucchiaio di sciroppo di riso
1 cucchiaio di zucchero di canna mascobado
3 cucchiai di olio d'oliva leggero
succo di mela o acqua qb
un pizzico di sale
1/2 cucchiaino di bicarbonato

Per la farcia

1/2 mela golden
confettura di Rosa canina VIS *


Setacciare le farine con il sale e il bicarbonato. Aggiungere lo zucchero e l'olio, lavorando le polveri con le mani per ungerle uniformemente. Sciogliere lo sciroppo di riso in circa 100 ml di succo di mela tiepodo o acqua e aggiungerlo al tutto, lavorando con un cucchiaio di legno. Aggiungere liquido poco alla volta, finché sarà possibile lavorare l'impasto con le mani. Risulterà molto duro: armatevi di olio di gomito, lavoratelo su una spianatoia e poi formate una palla e lasciate riposare mezzoretta in frigorifero. Nel frattempo tagliate la mezza mela in cubettini molto piccoli, bagnate con due cogge di succo di limone e tenere da parte.
Riprendere la pasta, stendere al mattarello sulla spianatoia. Se necessario, tirare aiutarsi con due fogli di carta da forno, fino a raggiungere lo spessore di 3 mm e cercando di ottenere un rettangolo. Ritagliare i lati e poi ottenere 6 quadrati (potete decidere di farne di più o di meno in base alla grandezza desiderata; i miei erano della dimensione giusta per la colazione). Mettere al centro di ogni quadrato un cucchiaino di marmellata di rosa canina, spalmare senza toccare i bordi e farcire con la mela a pezzettini, ne basta un cucchiaio per ogni quadrato. Ripetere l'operazione per gli altri quadrati, poi chiudere a fagottino unendo gli angoli.
Infornare a 180° per circa 20 minuti, quando inizia a colorarsi il bordo è pronto.



Prima di infornare ho dato una pennellata sulla superficie con olio sciroppo di riso sciolto in un cucchiaino d'acqua calda e decorato con semi di papavero, perché detesto lo zucchero a velo... ma fate come più vi piace, libero arbitrio docet ;)


* Da bambina impazzivo per la marmellata di rosa canina, che mi preparava anche una cara zia, di cui ricordo le golosissime crostate, che ancora oggi sono il dolce che preferisco. Purtroppo non se ne trova quasi più in commercio - tantomeno ho idea di come siano fatte le bacche della rosa canina e non mi avventuro certo a raccoglierle (dove poi!?). Da poco però ho scoperto con piacere questa azienda che si trova non lontano da casa mia (in Valtellina) e che la produce ancora! Appena arrivato il campionario con le confetture, alcune anche 100% frutta e altre agro-piccanti, indovinate qual è il vasetto che è stato sacrificato per primo....?!







venerdì 29 novembre 2013

Panini alla zucca con fave di cacao (con Pasta Madre)

"Amòòò?!" si dice dalle mie parti, che non è la forma appellativa idiomatica per "Amore", bensì un'espressione pseudo-dialettale che sta per "Ancora!??" ....

sì, perché sto per parlarvi di nuovo di zucca!

Ma dato che ne ho già tessuto le lodi in precedenti post (qui e qui), in questo ve la risparmio..
Parlerei piuttosto delle fave di cacao, che sono decisamente più insolite.
Potrei enumerarvi quanto fanno bene queste minuscole pillole di  amara bontà (se amate l'amaro, non potrete non adorarle), ma la verità è che sono ottime in abbinamento con un sacco di ingredienti, fra cui - indovina??? - la zucca!

Studi recenti dimostrano che, come il cacao, fanno benissimo al cuore, oltre che all'umore... e qui casca l'asinello: perché allora quando ci sentiamo giù abbiamo inesorabilmente voglia di dolce? Forse dovremmo chiederci se dopo aver mangiato la fettazza di torta farcita doppiocioccolatodoppiapanna, ci sentiamo meglio... io mi sentirei tremendamente in colpa!!
Con un paio di favette innocenti, invece, l'umore torna a posto da sé, zitto zitto, senza brufoli, indigestioni né carie, proprio come due pillole di felicità :)




Ma veniamo ai panini!
L'idea di usare le fave con il pane, me l'ha suggerita una persona che posso considerare amica... amica per le spezie! Questa ragazza è davvero una maga delle spezie, una Tilottama degna del suo titolo. Non solo perché le vende, ma perché le ama, le conosce e le "capisce".. Non vorrei sembrare fanatica, ma è come se lei le ascoltasse e interpretasse il loro volere, come quello della cannella di finire in una nuvola su una bella purea di mela, o del cardamomo di tuffarsi in un calderone bollente di riso basmati..
Ok, mi fermo qui!
Invece l'idea di metterci la zucca, quella è stata mia. Ho sempre amato la zucca con la polvere di caffé, quel pizzico di amaro che pulisce la bocca. Ecco, le fave hanno proprio questo compito.

Certo, la forma di questi panini non è proprio inedita... sembra molto quella merendina di cui vanno matti tutti i bambini (quella lì però non mi pare che la facciano Banderas né la pollastra).. spero di non essere citata in giudizio dall'ispanico perciò!



Panini alla zucca con fave di cacao

 

Per circa 10 panini


100 g di pasta madre attiva
100 g di farina di tipo 2
50 g di farina di tipo 0
35 g di sciroppo di riso bio
25 g di olio di sesamo
180 ml di succo di mela bio
100 g di zucca cotta a vapore e schiacciata
10-12 fave di cacao SDS Spezie
un pizzico di sale

1 cucchiaio di sciroppo + cacao per lo spolvero





















Sciogliere la pasta madre nel succo di mela appena riscaldato, aggiungere lo sciroppo di riso, l'olio di sesamo e la purea di zucca. Iniziare a aggiungere le farine setacciate, mescolando bene con un cucchiaio. Impastare bene nella ciotola con un cucchiaio, aggiungere anche il sale e le fave di cacao frantumate. Il composto sarà molto morbido, aiutarsi con poca farina (meno possibile) per impastare sulla spianatoia. Praticare le pieghe a raggio, poi formare la palla e lasciare lievitare coperta da pellicola per almeno 4-5 ore. Riprendere l'impasto, dividerlo in 8-10 parti più o meno uguali e formare le palline, lavorandole però solo con i polpastrelli, senza prenderle fra i palmi (non tipo polpetta, per intenderci). Disporre le palline su una placca con carta forno e lasciare un paio d'ore a lievitare.



Cuocere in forno statico a 180° per 15-20 minuti. Appena fuori dal forno, pennellare la superficie con dello sciroppo di riso sciolto in poca acqua e cospargere con del cacao.

Una merenda decisamente autunnale!









venerdì 22 novembre 2013

Macco di fave con cavolo nero piccante

"Màccu di favi" si dice in terra sicula. 
Non pretendo di riproporre lo stesso must, ci mancherebbe. Anzitutto, perché ho usato fave secche - qui è impossibile trovarle fresche, finora le ho mangiate solo surgelate o secche.. per questo motivo ho deciso di piantarle nell'orto per il prossimo anno. 
In secondo luogo, perché mi sogno di trovare il finocchietto selvatico qui, dove oggi fanno 6 gradi e dalla finestra vedo il Resegone completamente innevato..
 
 Ma tornando a questo fagiolone che fa gioire le mie papille: qualcuno sa perché le fave secche sono marroni e rivestite di una buccia, che anche cotta resta dura come carta da parati?!? Quelle fresche (e quindi anche quelle surgelate) sono di uno splendido color verde pastello, e poi non sono abnormi né piatte, né tantomeno presentano quella riga nera sul contorno... mistero! In attesa delle mie favette biologiche, non mi resta che comprare quelle secche, di tanto in tanto. Dato che non sono troppo amante dei sostituti della carne, quali seitan, tofu, tempeh etc, di cui credo si possa tranquillamente fare a meno, la mia fonte proteica principale è rappresentata esclusivamente da legumi e cereali integrali. Vi lascio immaginare la mia dispensa :)))

Comunque, era un bel po' che non postavo una delle mie pappette, cui sono sempre tremendamente -addicted, perciò ora vi beccate questa pappetta di fave con il mio cavolo nero, super buono e super biologico!





Macco di fave con cavolo nero piccante

100 g di fave secche
1 pezzo di alga kombu
sale qb

200 g cavolo nero fresco
2 cucchiai di olio Dante conDisano
1 peperoncino secco
2 spicchi d'aglio in camicia
1/2 bicchiere di vino bianco
il succo di mezzo limone
2 fette di pane di segale PEMA classico
sale e pepe



Lasciare le fave in ammollo per almeno 12 ore, meglio se per una giornata intera. Lessarle in acqua e alga kombu, senza sale. Una volta pronte, scolare e sbucciare pazientemente le fave (conservando l'acqua di cottura, che è un ottimo brodo per minestre arricchito dai sali minerali dell'alga kombu). Frullare le fave con un mestolino di brodo e aggiungere un pizzico di sale. Ho voluto lasciarle al naturale, dato che il cavolo nero è già molto saporito. Regolare la densità aggiungendo poco a poco del brodo di cottura se necessario. Tenere in caldo.
 
In una wok soffriggere un minuto l'aglio schiacciato e il peperoncino in un cucchiaio d'olio, poi inserire le foglie di cavolo nero, precedentemente lavate e tagliate in grosse parti, senza scolarle. Sfumare con il vino bianco, salare e continuare la cottura con coperchio, senza aggiungere altri liquidi. Prima di spegnere il fuoco, eliminare aglio e peperoncino.
Nel frattempo, tostare le fette di pane in padella, senza olio, finché saranno asciutte e fragranti.



Impiattare prima il "macco" di fave, poi il cavolo nero condito all'ultimo con il limone e il pepe, infine sbriciolare il pane di segale su tutto il piatto. Condire con un filo d'olio a crudo. 








domenica 17 novembre 2013

Pumpkin Pops (vegan, glutenfree e sugarfree)


Sono piombata di nuovo in un vortice spazio-temporale che non mi dà aria né luce. Un susseguirsi di scadenze, impegni, casa, pseudo-mini-lavoretti, che invece di permetterti di vivere dignitosamente ti schiacciano e tirano calci e pugni alla tua autostima, già sottile e fragile come carta velina. La settimana in apnea, dove ogni minuto elemosinato alla tua routine è speso sognando ad occhi aperti: progetti culinari per la serata, ricette da provare per il weekend, viaggi lunghissimi per il futuro (ma quando??), eventi speciali per la domenica, mercatini, spese folli etc. Magari si concretizzasse tutto quanto.. Ma non era Platone, ad asserire che il sogno, inteso come desiderio, per la sua stessa natura non può essere raggiunto, perché nel momento in cui otteniamo ciò che aneliamo esso cessa di esistere?? ..già. Consoliamoci: noi sognatori saremo per sempre accompagnati da una nuvoletta grigia di malinconia e insoddisfazione (questo invece, anche se non proprio in questi termini, mi pare lo dicesse Nietzsche.. e qui giuro che chiudo con le citazioni!).
Ma una nota positiva c'è: questo senso di inadeguatezza ci spinge a dimostrare di valere di più di quel che attualmente siamo, quindi a creare, fare, cercare e provare... PROVARE!

Così il sabato e la domenica sono diventati sacri per me - e nel contempo tremendi per Merlino e i nostri coinqui-mici, che assistono a scene raccapriccianti quando mi piazzo ai fornelli fra mille preparazioni e altrettante sbottate di scleri, solo perché mi sono messa in testa che devo provare almeno 8 ricette diverse.. poveri loro!

Guarda caso, ieri la parte dell'agnello sacrificale è toccata a una zucca intera, che è stata immolata in favore della sperimentazione culinaria con pasta madre, riso, cacao e non so cos'altro, in preparazioni dolci e salate a tutto spiano! Ho obbligato Merlino ad aiutarmi (ma con garbo eh..), perché mi sono resa conto che non avrei mai concluso una mazza da sola.. così pure lui incatenato ai fornelli a girare e rimestare, beccandosi pure una bella scottatura al pollice :(  Avrei dovuto documentare con un video, scene esilaranti da sitcom americana!!


E poi, come va a finire? In genere qualcosa va storto e io mi deprimo immensamente per non essere stata in grado di realizzare ciò che avevo in mente: qualcosa è bruciato, un'altra cosa insipida, quell'altra ancora cruda... Però c'è anche quella cosa che è  venuta inaspettatamente bene, che mi sorprende e mi regala una sottile ma netta sensazione di pace.. e ricompone un pezzettino di quell'autostima a brandelli.





...Ma è in questi momenti, in queste giornate, che mi sento vivere, respirare e amare il mondo intero!


Questo è uno dei frutti della sitcom di casa Patapata-Merlino in onda tutti i sabati: li ho chiamati


 
 
Pumpkin Pops
(vegan, glutenfree e sugarfree)

Per una dozzina di pops

100 g di mandorle bio
80 g di zucca bio cotta a vapore
3 cucchiai di farina di riso
15 g di sciroppo di riso + 1 cucchiaino per la copertura
un pizzico di bicarbonato
1 cucchiaino di combava in polvere
riso venere qb (ne basta una manciatina scarsa)
1 cucchiaio di olio di sesamo bio







Preparare la farina di mandorle, frullandole in un macinino con un cucchiaio raso di fecola di patate o maizena, a più riprese per non surriscaldare le lame. Io ho usato mandorle pelate perché mi interessava mantenere un bel colore arancione che spiccasse nelle foto, altrimenti avrei usato quelle con la buccia. Si dovrà ottenere una farina abbastanza fine. Schiacciare la polpa di zucca e unirla alla farina di mandorle, aggiungere lo sciroppo di riso, l'olio di sesamo e la combava (sostituibile con zenzero). Mescolare bene. A questo punto, aggiungete la farina di riso un po' per volta. A me sono serviti 3 cucchiai, perché la zucca cotta a vapore resta un po' più umida. Se la cuocete al forno probabilmente vi occorrerà meno farina per legare. Unire anche il bicarbonato e lasciare in frigorifero per una mezzoretta. Nel frattempo macinare il riso venere, senza ridurlo in polvere, ma lasciandolo piuttosto grossolano. Prelevare l'impasto dal frigo e formare delle palline, del diametro di circa 2,5 cm, ungendosi le mani con un poco d'olio per facilitare l'impresa.



In una ciotolina stemperare un cucchiaino di sciroppo di riso con un goccio d'acqua calda, tuffarvi le palline per metà e passarle nel riso venere macinato.









Disporre su una placca rivestita e cuocere a 180° per 15-20 minuti, finché avranno formato una crosticina croccante fuori, restando però morbidi dentro.





L'idea è quella di ottenere delle simil pastine di mandorle alla zucca, sia come consistenza che sapore (certo, senza tutto quello zucchero a velo si sente decisamente meglio il sapore dell'una e delle altre!




La combava è una nota agrumata che con la zucca sposa benissimo, in genere viene usata per cucinare il pesce perché il sapore sgrassa e pulisce la bocca. Non saprei definirlo, ma posso dire che è a metà fra zenzero e lime, perciò potete immaginare come si sposi a meraviglia con la zucca.




Così piccole e sfiziose, sono perfette da servire col caffé (nel mio caso di cicoria), leggere e senza peccato anche dopo il pasto. Infilzate in spiedini si evita il rischio di annegarle nella tazzina ;)




















Con questa ricetta partecipo al contest della Cesca* "A tutta zucca" per la categoria DOLCI


http://bricioledicescaqb.blogspot.it/2013/10/a-tutta-zucca-1-contest-di-briciole-di.html


E dedico un paio di pops alla mia amica "Pinutcha" (ovvero la Peanut in cookingland), piccola grande autrice di ricette vegan, ultimamente devota all'alta pasticceria cruelty-free, che mi ha dedicato questo premio, e che io a mia volta giro ad altri 5 bloggers con mucho gusto! Grazie Pinutcha cara!

Blog 100% Affidabile è un premio dedicato a quei blog che nonostante non siano ancora molti noti al pubblico, rispettano i seguenti requisiti:
- aggiornare con regolarità il blog
- mostrare la passione autentica del blogger per l'argomento di cui scrive
- favorire la condivisione e la partecipazione attiva dei lettori
 - offrire contenuti ed informazioni utili e originali
 -non essere infarcito di troppa pubblicità



http://www.gliaffidabili.it/a/altro/il-premio-il-blog-affidabile


Giro a mia volta il premio ad altri 5 blog:

"Dichiaro che i blog seguenti da me scelti rispettano le 5 regole del Premio "Il Blog Affidabile"  disponibili a questa pagina http://www.gliaffidabili.it/a/altro/il-premio-il-blog-affidabile . Sono pertanto una risorsa utile per gli utenti della Rete e meritevoli di essere conosciuti da un pubblico più ampio come gli artigiani, le aziende e i professionisti iscritti su http://www.gliaffidabili.it/".

Marzia di Coffee&Mattarello
Elena di Zonzolando
Simona di A tutta cucina
Cesca di Briciole di Cesca qb
Arianna di Bambini golosi

lunedì 11 novembre 2013

Sformato di cavolfiore vegan (it's vegetal-Monday!)

Certo, per me ogni giorno è vegetal, ma non so per quale motivo, non riesco mai a scrivere un post on Monday, nonostante nel weekend ci dia dentro dibbrutto tra forno e fornelli!!
Stavolta, però, ho bell'e pronto un piattino sfizioso, 100% vegetale e velocissimo da fare, con pochi ingredienti ma suscettibile di mille varianti ad libitum!


Come le leccornie più memorabili, anche questo sformatino è nato a caso e per uno scopo tutt'altro che nobile (eppure eticamente NOBILISSIMO a mio avviso): riciclare tutti gli avanzi che stanziavano in frigorifero e dispensa senza scopo, tipo pane raffermo, un po' di latte di soia, mezzo broccolo lesso, del brodo etc.


Sformato di cavolfiore vegan

Per due cocottes:

 mezzo cavolfiore biologico già lessato piuttosto aldente
1 bicchiere di latte di soia
4 panini bianchi raffermi (tipo bocconcini)
1 tazza di brodo vegetale
 2 cucchiai di tahin

1 cucchiaio di farina di ceci
pangrattato, gomasio e paprika
sale e pepe


Di norma si dovrebbe fare una besciamella piuttosto lenta, per gratinare in forno il magico ortaggio, ma io non ne avevo il tempo, dato che il forno andava già da parecchio per il pane in cottura e volevo sfruttare il ripiano vuoto per cuocerci lo sformato. Perciò non ho fatto altro che grattugiare tre dei bocconcini di pane raffermo, ne ho conservato un po' per la copertura e ho messo in ammollo il resto nel latte di soia, allunganto con un po' di brodo vegetale (1. perché non ne avevo a sufficienza; 2. per alleggerirlo!). Ho aggiustato di sale e pepe, aggiunto la farina di ceci, la tahin e ho frullato il tutto. Ho schiacciato parte del cavolfiore con una forchetta, poi ho unto due cocottes di terracotta e ho schiacciato leggermente sul fondola poltiglia di cavolfiore. Ho tagliato a fettine l'ultimo boccone di pane e le ho adagiate sopra, per fare uno strato "solido" su cui distribuire le cimette del cavolfiore e poi ho ricoperto con la salsina di latte ottenuta. Ho cosparso la superficie con del pangrattato condito con olio, paprika e gomasio.  
Ho infornato a 200° per 15 minuti + altri 5 con il grill.




 Questa ricetta partecipa al 100% Vegetal Monday  indetto dalla Capra

http://lacucinadellacapra.wordpress.com/2013/02/18/100-vegetal-monday/





martedì 5 novembre 2013

Tarte salata al chutney di zucca e daikon croccante

Rieccoci con la zucca!! Non credo mi stancherò mai di lei, è troppo perfetta... Perfetta per ogni tipo di preparazione, dolce, salata o pure metà e metà (come nella ricetta quaggiù). Eppure sento spessissimo asserire "a me la zucca non piace"...
...bah, misteri della fede.
Ci sono cibi che, a mio avviso, NON è possibile disprezzare, e la zucca è decisamente in cima alla lista. Insieme a lei senz'altro troviamo: ceci (e le preparazioni come l'hummus, i falafel, la farinata, le panelle...),  salsa di pomodoro (nemmeno un indigeno di Papua Nuova Guinea rifiuterebbe un piatto di pasta al pomodoro!), mozzarella di bufala/burrata (questione etica e salutistica sul formaggio a parte), patate (e preparazioni quali puré, patate al forno etc.)... e potrei stare qui tutta la settimana a trovarne altri mille, forse 10000, se abbattiamo le barriere della cucina occidente-centrica!





...e poi la ZUCCA. In primis la zucca al forno, al naturale. Poi tutte le altre preparazioni, tipo questaqquì, che ho pensato appositamente per il contest della Cesca, ma che alla fine credo che rifarò al più presto, perché è meravigliosa con quel sapore agrodolce del chutney, quello rustico della brisée vegan con farina di orzo integrale e quelle chips di daikon che colorano e fanno crock ;)


Tarte salata al chutney di zucca e daikon croccante

(per uno stampo rettangolare da 35x10cm)

Brisée vegan: 
50 g farina di orzo integrale bio
70 g farina di kamut bio
70 g farina di tipo 2 bio
80 ml di vino bianco frizzante
4 cucchiai di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino raso di bicarbonato
sale qb

Chutney di zucca:
200 g di zucca senza buccia
70 g di mela (circa mezza)
120 g di cipolla bianca
80 ml aceto di mele
30 g di zucchero di canna grezzo
1 peperoncino
1 cucchiaio di uvetta
un pezzettino di zenzero fresco
1 cucchiaio raso di masala (il mio è molto simile a un curry)
sale qb

Copertura:
 10-15 cm di radice di daikon
olio qb
semi di papavero



Preparare il chutney, meglio se con un certo anticipo (l'ideale sarebbe prepararlo almeno un mese prima, conservandolo sottovuoto, ma è buonissimo anche così!): mettere in una pentola con fondo spesso verdure e frutta tritate (anche l'uvetta) e la zucca a cubetti, che tanto poi di sfalderà in cottura. Aggiungere un bicchiere d'acqua, le spezie, lo zucchero e il sale e accendere il fuoco. Quando arriva a bollore, inserire l'aceto. Continuare la cottura per circa 40-50 minuti, tenendo d'occhio la quantità d'acqua (non deve asciugare). Spegnere il fuoco, rimuovere il peperoncino e lo zenzero. Se intendete conservarlo, invasettare in vasetti sterilizzati e fare il vuoto. Io ho semplicemente lasciato freddare e conservato in frigorifero una giornata.

Mescolare bene le farine, il sale e il bicarbonato con l'olio, per creare una specie di effetto "sabbia bagnata". Versare il vino e iniziare a impastare. Risulterà molto duro, ma ne varrà la pena! Armatevi di olio di gomito e impastate bene! Conservare in frigo avvolto da pellicola per almeno mezzora.

Nel frattempo, preparare il daikon (non sapete cos'è?? ecco qui una bella presentazione di questa radiciona fantastica): lavare bene la buccia e affettarlo molto sottile, volendo si può fare alla mandolina. Posizionare le fettine su una teglia rivestita di carta forno e spennellarle leggermente con olio e sale.

Ungere lo stampo da crostata e stendere la brisée vegan aiutandosi con due fogli di carta forno, cercando di darle una forma rettangolare. Rivestire lo stampo e schiacciare bene con le dita, eliminando la pasta in eccesso e, se necessario, tappezzando i "buchi". Fare dei buchi con una forchetta , per poi farcire con il nostro chutney e livellare.
Ricoprire con le fettine di daikon e decorare con qualche seme di papavero.
Infornare a 180° per circa 35-40 minuti. Io ho usato la modalità forno statico per i primi 15, per poi usare il ventilato per asciugare il daikon.








Quando la premessa è un ingrediente perfetto, come una perfetta zucca biologica... il risultato non potrà che essere assolutamente PERFETTO!







Partecipo al Primo Contest di Briciole di Cesca*QB "A tutta zucca" !
Adooooro questo contest, che mette a confronto sperimentazioni esclusivamente VEGAN e con uno dei miei ingredienti preferiti... incrociamo le dita ;)


http://bricioledicescaqb.blogspot.it/2013/10/a-tutta-zucca-1-contest-di-briciole-di.html




martedì 29 ottobre 2013

WOW-Crostata: simil Linzer vegan

Stavolta mi son pure segnata le dosi ESATTE, mica"circa", "qb", pizza e fichi e aria fritta!
Dato l'ottimo risultato, dato che l'ho inventata di sana pianta con quello che avevo e dato che ho pure gli ingredienti nelle giuste proporzioni nero su bianco, questa torta d'ora in poi sarà il mio MUST!





Chiamarla semplicemente crostata sarebbe riduttivo, sia nei confronti degli ingredienti di alta qualità impiegati, sia perché la frolla non è quella classica... e pure perché il sapore è da WOW! Perciò ritengo di doverla chiamare WOW-crostata: con questo nome ho salvato il file nella cartella "Dolci miei" e così è scritto con inchiostro nero sul foglio unticcio del mio quadernino di ricette.

Ma sveliamo l'antefatto: avevo acquistato delle ottime marmellate bio in Trentino, questa estate. Eravamo in Val Venosta, il paese dei balocchi per gli amanti della frutta, perché qui è dolce e polposa oltre ogni immaginazione, qui nel paesino di 300 abitanti alle 7 di mattina Frau KarlheinzSchumannRebeumundWiedunstrumpffler esce di casa con il suo bel banchetto, piazza l'ombrellone, inizia a collocare una accanto all'altra le sue vaschettine di frutta appena colta dalle sue piante: ribes di tutti i colori, albicocche, meline e melone, perine, pesche, duroni e ciliegie. E infine il barattolo dal tappo forato e il cartello, bilingue, che reca la scritta "1 euro a vaschetta". E funziona... eccome se funziona (in Trentino..)!

Fatto sta che mi sono fatta una settimana di colazioni a base di ribes freschissimi, miele e mentuccia, tutto a metri zero! Ovviamente, è uno dei miei frutti preferiti, da sempre, ma quando mai ne ho mangiati di così buoni?! mai, appunto!

Non potevo proprio evitare di portarmi in Brianza un pezzo di quel paradiso fruttoloso: una bella sleppa di marmellata bio di ribes rossi, fatta con poco zucchero e tanta più frutta (fra l'altro, il ribes rosso contiene addirittura più pectina della mela, quindi gelifica che è un piacere).



Manco a dirlo, una delle mie torte preferite è la Linzer, che vi avevo proposto già qui , già in versione light. Oggi posso dire con orgoglio di aver trovato la versione definitiva, la mia preferita in assoluto, in cui non si avverte per nulla la mancanza di "qualcosa" (burro??), anzi, non si può fare a meno di apprezzare l'armonia fra i vari sapori: grano saraceno, nocciole, ribes.
...e badate che non mi sono certo risparmiata negli assaggi in loco, mi sono immolata per la causa, mangiando fette di Linzer a ogni angolo! Conosco l'antagonosta altoatesino e credo che la mia piccina qui sotto non abbia nulla da invidiargli!



WOW-Crostata
Simil Linzer vegana




100 g farina di grano saraceno della Valtellina
50 g farina di grano duro integrale bio
70 g farina di tipo 2 bio
50 g nocciole bio tostate e tritate finemente
40 g sciroppo di mais bio
2 cucchiai di olio d'oliva leggero
1 cucchiaio di olio d'argan
1/2 cucchiaino di cannella
un pizzico di sale dolce di Cervia
1 cucchiaino di bicarbonato

250 g di marmellata di ribes rosso bio
nocciole intere per decorare







Miscelare tutte le polveri, bagnare con gli oli e lavorare con le mani per inumidirle uniformemente.
Aggiungere il malto sciolto in 100 ml di acqua tiepida o succo di mela e impastare energicamente per qualche minuto. Il composto sarà molto duro. Avvolgere in pellicola e lasciare in frigorifero per almeno mezzora.
Trascorso il tempo, accendere il forno a 180° e preparare la torta: oleare una tortiera tonda (22cm di diametro), stendere la pasta col mattarello aiutandosi con due fogli di carta forno, lo spessore dovrà essere di circa 7 mm. Rivestire lo stampo oleato e formare la crosta (a me piace molto spessa, è la parte che preferisco!). Cuocere per 45 minuti nel ripiano centrale.
Se dura, si conserva per giorni nel forno spento ed è più buona il giorno successivo.




Ecco, adesso vi faccio vedere un'altra crostata... non una wow-crostata di Patapata, bensì una Signora Crostata della Valentina, di Cucina&Cantina, che sicuramente riproporrò in versione vegan, perché è in assoluto la mia ricetta preferita di tutto il suo splendido blog! ..oddio, me ne sono salvata almeno una decina di ricette sue che in altri momenti erano le mie preferite, ma credo che dipenda un po' da come mi alzo la mattina... La crostata di fichi e rum è infatti seguita a ruota da Pizza con farina di riso venere a lenta lievitazione e, ovviamente, Non il solito budino.

Maoggi che sono in vena di crostate, non ho dubbi: Crostata ai fichi e rum al 1000% !

E così partecipo al suo contest per augurarle un buon Blogcompleanno ;)









mercoledì 23 ottobre 2013

Riso venere con verdure agrodolci alla giapponese

Il mio palato anela l'amaro...
dal cioccolato fondente al carciofo. Uuuu il cardo poi... e il radicchio dove lo mettiamo?? Insomma, come non potevo amare anche questa benedizione: la scorzonera!
Non se ne trovano di ricette con la scorzonera, magari qualcuna di rivisitazione della cucina povera, oppure all'estremo opposto, qualcuna fusion e pseudo-orientale... Ecco, la mia ricetta appartiente a quest'ultima categoria.

Mia mamma dice che da piccoli mangiavano scorzonera in grandi quantità, o meglio: ne mangiavano spesso - anche perché mangiare mezzo kg di scorzonera non è consigliabile se volete mantenere una pace duratura con il vostro intestino!! Comunque era decisamente più diffusa di adesso. Ignoro la ragione per cui questa mega radiciotta non sia più in uso, probabilmente perchè è davvero molto amara, oppure perché le sue peculiarità depurative sono mooooooolto potenti (e mi fermo qui!).

Dal canto mio, ho preso spunto da un contorno tipico della cucina casalinga giapponese che si chiama kinpira gobō (e che quindi non troverete nei ristoranti, salvo eccezioni), in cui non è prevista la scorzonera ma un’altra radice molto amara (il gobō appunto) e quindi in tutto e per tutto simile alla nostra. L’importante è associarla a delle verdure dolci, nel mio caso carote, cipolle e un po’ di peperone, oltre all’uso di un po’ di zucchero… e la pillola va giù, eccome!




 Riso venere con verdure agrodolci alla giapponese

 Per due porzioni

 

160 g di riso venere
2 baccelli di cardamomo
sale q.b.

1 radice di scorzonera media
2 carote
1/2 cipolla
1 peperone verde di piccole dimensioni
2 cucchiai di olio di semi di girasole
150 ml di aceto di riso
3 cucchiai di salsa di soia
1 cm di zenzero fresco
1 cucchiaio di zucchero di canna grezzo
40 g di anacardi non salati

Lessare il riso venere in acqua salata con i due baccelli di cardamomo. Ci vorranno dai 25 ai 45 minuti dal bollore, a seconda del riso. Scolare e tenere da parte. In una wok soffriggere la cipolla nell’olio per un minuto, poi aggiungere tutte le altre verdure tagliate alla mandolina e lasciar stufare. Sfumare con l’aceto, salare leggermente e continuare la cottura a fuoco vivace, saltando le verdure e bagnando con poca acqua calda di quando in quando. A metà cottura aggiungere lo zucchero e la salsa di soia, mentre lo zenzero andrà grattugiato e inserito alla fine, con gli anacardi grossolanamente tritati. In tutto ci vorranno circa 20 minuti di cottura. Servire calde con il riso venere al naturale, con un filo d’olio di semi a crudo.


mercoledì 16 ottobre 2013

"Pantorta" di pere, zenzero e nocciole con pasta madre

Ecco il mio contributo per il World Bread Day 2013: un nonsocché fra un dolce e un pane, che mangiato leggermente riscaldato a colazione è una mano santa in questo principio d'autunno, mentre una fettina come merenda regala pace e serenità.. come dice qualcuno in tv, bontà a cuor leggero, perché qui dentro non troverete altro che latte di nocciole, pere, nocciole e sciroppo di riso, oltre a pasta madre e farina! Non c'è nemmeno un grammo di zucchero, perciò non avete proprio scuse: provare provare e provare!



"Pantorta" di pere, zenzero e nocciole 
con pasta madre

Per una teglia tonda da 22cm + una piccola da 16cm


200 g di pasta madre rinfrescata da 10 ore
200 g di farina di farro bianca bio
100 g di ifarina di tipo 2 bio
200 ml di latte di nocciole* + altri 150 ml
1 mela bio
4 pere kaiser (se sono grandi ne bastano 3) bio
3 C di sciroppo di riso bio
2 C di olio di semi di girasole bio
2 c di zenzero in polvere SDSpezie
50 g di fiocchi d'avena bio
circa 25-30 nocciole bio
80 g di uvetta bio
1 c di sale

latte e sciroppo di riso per la superficie


* Per il latte di nocciole, per me grande rivelazione dell'autunno 2013, ho seguito il metodo illustrato dalla Capra: più semplice a farsi che a dirsi!




La sera, sciogliere la pasta madre in 200 ml di latte di nocciole tiepido e un cucchiaio di sciroppo di riso. Aggiungere la farina di farro un po' per volta e impastare con i ganci (se avete una planetaria meglio ancora). Lasciare questo impasto in una ciotola di ceramica o vetro, coperto da pellicola, per tutta la notte.
La mattina seguente, sbucciare la mela e frullarla con 150 ml di latte, l'olio, il malto restante e mescolare il tutto con lo zenzero e l'avena. Riprendere l'impasto di pasta madre e aggiungere man mano questo composto, impastando sempre con i ganci. Aggiungere infine i 100 g di farina di tipo 2, il sale, le nocciole tritate grossolanamente e l'uvetta, ammollata per 10 minuti e ben strizzata. L'impasto dovrà essere molto morbido, quasi come quello per la pizza.
Ungere gli stampi (io ne ho usati 2, potete anche cuocerla tutta insieme in una teglia rettangolare) e lasciare lievitare per altre 3-4 ore.
Nel frattempo, affettare le pere e condirle con un pizzico di zenzero e succo di limone, poi disporle a piacere sulla superficie dell'impasto, schiacciandole verso il basso.

Cuocere in forno statico a 180° per circa 20 minuti, poi togliere per pennellare la superficie con un goccio di latte emulsionato con dell'olio e infornare di nuovo per altri 45-50 minuti. Vale la prova stecchino.






giovedì 10 ottobre 2013

Zucca al forno e chapati di pasta madre al grano saraceno

Eccoci al punto di non ritorno.
Alias: ho iniziato con la zucca... e buonanottealsecchio :)

Appena ne cuocio una, al forno o a vapore, passo ogni momento libero a scervellarmi per inventarne una più che Bertoldo, cercando il modo di cucinarla a cui non ho ancora pensato, o quello che avevo letto chissà dove e che non ho mai avuto il tempo di sperimentare.
Leggendo e spulciando, ho anche scoperto le millemila proprietà benefiche di questa incantevole curcubitacea: dagli antiossidanti ai benefici contro il diabete, dal potere lassativo a quello anti invecchiamento cellulare... l'olio dei semi è indicato perfino contro le punture di insetti!

...come se fossero queste le ragioni della mia cucina compulsiva: sono solo alla prima zucca dell'autunno 2013, e l'ho già cucinata in 4 modi diversi! Fermatemi!!!


Certo, quella al forno, gustata semplicmente in purezza, magari con la buccia che diventa moridissima e condita appena con gomasio o salsa di soia, resta in cima alla top ten. Però mi sbizzarrisco come una mucca pazza nel cercare nuovi abbinamenti!

Ieri sera la parte del cavaliere è toccata al mio affezionatissimo pane chapati, dato che avevo degli avanzi di pasta madre. Ho voluto provare ad aggiungerci della farina di grano saraceno, oltre a una parte di farina 0 per ottenere una certa elasticità.




Ah: non dimenticate di tostare al forno anche i preziosissimi semi della suddetta curcubitacea!

Ecco la ricetta, le dosi sono tutte ad occhio, non prendetele proprio alla lettera e seguite l'istinto:


Zucca al forno e pane chapati 
di pasta madre e grano saraceno

per circa 6 chapati:

100 g di pasta madre non rinfrescata
100 g di farina di grano saraceno
100 g di farina di tipo 0
un pizzico di sale
acqua tiepida qb (circa una tazza)

mezza zucca cotta al forno a 180° per circa 20 minuti
3 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di olio di sesamo
il succo e la polpa grattugiata di un pezzo di zenzero fresco
semi di sesamo


Preparare l'impasto dei chapati: in una terrina setacciare le farine e creare un solco al centro. Spezzettare la pasta madre e inserirla. Aggiungere poco a poco l'acqua, finché si riuscirà ad impastare. Per ultimo aggiungete un pizzico di sale. Impastare per 5 minuti, dovrà risultare un panetto elastico e non appiccicoso. Lasciar riposare un'oretta in un contenitore di vetro o ceramica, coperto con un panno umido. Non è necessario che raddoppi, anche perché il chapati in origine è proprio il pane senza lievito, perciò è possibile utilizzare la pasta madre non rinfrescata, che non è indispensabile, ma il sapore che dà al pane è ottimo.
Dividere l'impasto in sei palline (dovranno essere poco più grandi di una pallina da ping pong) e iniziare a stendere al mattarello, aiutandosi con della farina di grano saraceno.
Scaldare una piastra e iniziare a cuocere i chapati uno per uno, da entrambi i lati per circa 60 secondi, poi accendere il fornello accanto e passarli delicatamente sulla fiamma viva, per formare le bolle caratteristiche.

pane chapati al grano saraceno

Tenere i chapati cotti sovrapposti e conservarli in un coccio con coperchio, o su un piatto con panno umido, non devono seccare.


Disporre la zucca cotta su un piatto da portata. Grattugiare lo zenzero e spremere la polpa fra 2 cucchiai, per ottenerne il succo. Emulsionarlo con la salsa di soia e aggiungere anche l'olio di sesamo. Condire la zucca e cospargere di semi di sesamo.

Servire in tavola con il chapati. Io ho accostato la zucca a delle coste saltate in padella con olio sale e pepe.