venerdì 2 maggio 2014

Made in Japan #2 Koya-san e la cucina Shojin-ryori

Dopo il ritmo frenetico di Tokyo, ci ritiriamo nel silenzio di Koya-san


Si tratta di un luogo sperduto fra le montagne, nella prefettura di Wakayama, a sud di Osaka. Un luogo di preghiera e meditazione. Importante centro monastico, sede della setta del Buddhismo Shingon, importato dalla Cina. C'è un cimitero, Okunoin, visitabile lungo un percorso di qualche chilometro, che attraversa una foresta di cedri: commovente. Vi sono monumenti funebri di monaci e samurai di importanza storica, legati alla setta Shingon. 


 
I monaci di Koya-san accolgono pellegrini e turisti -per fortuna ancora pochi- nei vari shukubo, ovvero monasteri attrezzati per la loro permanenza. Più che pellegrinaggio, per noi è stata una via crucis: in treno Shinjuku – Tokyo Station, in shinkansen Tokyo - Shin-Osaka (5 ore), in metro Shin-Osaka – Namba, col trenino locale Namba – Gokurakubashi, in funivia Gokurakubashi – Koya-san, e dulcis in fundo pullmino anni ‘70 per arrivare al nostro shukubo. Paesaggio: risaie, montagne e foreste di cedri fitte fitte. Il viaggio di per sé è già un’avventura. Per fortuna da Tokyo abbiamo spedito i bagagli all’hotel di Kyoto, dove avremmo alloggiato nei giorni successivi (la soluzione migliore per viaggiare in Giappone, dove lo spazio vitale è una conquista, anche sui mezzi pubblici!). 







Dopo dopo aver scattato circa un migliaio di foto nel cimitero di Okunoin, siamo entrati nello shukubo togliendoci le scarpe e un giovanissimo monaco apprendista ci ha condotto nella nostra alcova di 3mx3m, dove non si può camminare con le pantofole, ma solo scalzi. Lo stesso monachello poi si è preso cura lui di noi per tutto il tempo della permanenza. Ci ha spiegato subito, in un tenerissimo inglese, come vivono a Koya-san, come pregano e come mangiano. 

I monaci shingon sono vegani, se proprio vogliamo dargli questa etichetta. La cucina dei monaci si chiama shojin-ryori: non usano spezie né pietanze dai sapori troppo forti (niente aglio, cipolla, peperoncino etc.), consumano due pasti al giorno molto sostanziosi e decisamente completi; è compresa perfino la tempura. Ho preso nota di tutto ciò che ci è stato offerto, una lista lunghissima! Davvero un'accoglienza superba, l'ospite è sacro.
Questa cena e la colazione successiva sono stati i pasti migliori della mia vita. Gustandoli, ho davvero pensato che fosse cibo per l'anima! Inoltre, ho potuto finalmente gustare l'anelato tofu di sesamo: il
goma-dofu, entrato subito a far parte della top 10 dei miei cibi preferiti!


 

Ci ha servito tè verde con un manju (dolcino di riso cotto a vapore ripieno di marmellata di azuki). Ci ha regalato il braccialetto per le preghiere e due talismani per proteggerci dai demoni malvagi. Per entrare ancor più in simbiosi con loro, abbiamo indossato la yukata (una sorta di kimono da camera) che per fortuna era bella pesante, dato che faceva un freddo cane! Spifferi a destra e a manca, riparati solo da porte scorrevoli in legno e carta di riso! 

Per fortuna ci ha rinfrancato un fantastico bagno caldissimo nel piccolo onsen – i tipici bagni pubblici, con acqua termale bollente, cui si accede solo completamente nudi, maschi e femmine separati. 
 Fortunatamente, qui non c'erano restrizioni per gli ingressi; infatti in quasi tutti gli onsen, chi è tatuato non può accedere, poiché si ritiene che la sua pelle impura non debba venire a contatto con l'acqua purificatrice. Perfuno nell'albergo di Kyoto, all'interno dell'area "spa" vigeva questo divieto. Poco male: a Koya-san l'atmosfera meritava certamente di più!





La cena è servita alle 18-18.30. Lo stesso monaco porta il pasto in due volte.. sono un mucchio di ciotoline! Sono preziosamente contenute in due scatoline di legno, che vengono poi utilizzate a mo’ di tavolini. Le dispone con cura, le ruota persino nel senso giusto. C’è un senso in ogni cosa, perfino nella disposizione dei piatti, e ogni pietanza facente parte dello stesso pasto deve essere cucinata in un modo diverso dalle altre. La presentazione è già un’esperienza sensoriale fortissima. Inutile dirvi che i sapori erano più che sublimi... Non c'è un ordine preciso nel mangiare. È davvero buffo vedere i giapponesi spizzicare qua e là con le bacchette!
 
L'elenco completo delle "portate" della cena, ore 18:

- riso in bianco
- brodo con yuba e boccioli di fiori
- goma-dofu* con salsa di soia e una puntina di wasabi
- radice amara cotta in salsa di soia dolce con glutine a forma di rotella
- tempura di verdure (peperoncino verde, pannocchietta, radice di loto, patata dolce, zucca, melanzana, okra, un paio di steli con infiorescenze, non pervenuti) servita con sale verde
- insalatina di alghe, cetrioli e fiore viola all'aceto
- pomodoro in guazzetto dolce (sapeva di marsala!)
- insalatina di cetrioli e daikon all'aceto
- tofu di soia con radice di bambù, fungo shitake e rotella di glutine
- erba selvatica tipo tarassaco appena scottato con senape leggera
- té verde
- arancia



 

* gli ingredienti del goma-dofu (nella foto la ciotolina in basso a sinistra) sono semplicemente sesamo, acqua e kuzu. Ho acquistato il kuzu nel paese e mi cimenterò presto nella tofu-genesi col sesamo invece della soia!


 

Addormentarsi a pancia in su sul futon è stata dura (il futon è felpatissimo, bello peloso); in compenso poi ho ronfato alla grande e nemmeno un dolorino alla schiena! Sveglia alle 5.30 per la cerimonia del fuoco e la preghiera agli antenati. Poi in camera ci attendeva già la sostanziosa colazione delle 6.30:


  
- riso in bianco
- brodo di miso bianco con wakame e boccioli
- tortino freddo di tofu con poche verdurine in un brodino dolce
- alghe hijiki marinate al sesamo con umeboshi
- radice (forse bardana) marinata in salsa di soia dolce
- okra in salsa di sesamo
- alga nori-snack con salsa di soia
- té verde


E siamo riusciti a finire tutto, sia a cena che a colazione. Pieni sì, ma leggeri in spirito!


Con questa leggerezza nel petto e serenità nella testa, non poteva non materializzarsi davanti a noi un'entità spirituale... e che entità: Sua Entità!!






 ...un'avventura inaspettata, meravigliosa, irripetibile.






6 commenti:

  1. Che bello poter fare fantastici viaggi, incontri interessanti ed esperienze nuove.
    Quanto mi attira questo tipo di cucina...pietanze con nomi strani che non mi stancherei mai di assaggiare! :-)

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  2. Ho sognato leggendo il tuo post. Che viaggio meraviglioso Pata e poi la sosta nel monastero è stata davvero fantastica. Ma è venuto davvero il Dalai Lama?! Che fortuna :) Baci

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    1. si, l'incontro casuale più fantastico e mistico della nostra vita :)

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  3. splendido il racconto, sei riuscita a trasmettere quello che avete vissuto. Esperienza che ti porterai nel cuore tutta la vita. Ma dimmi... Hai incontrato il Dalai Lama di persona? Oh, io allora non potrei mai entrare in un onsen: di tatuaggi ne ho un tot. Complimenti anche per le fotografie.

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    1. sì nemmeno io sarei potuta entrare in uno degli onsen tradizionali.. so che alcuni ti danno un cerotto per coprire i tatuaggi piccoli, addirittura! Abbiamo avuto una fortuna spudorata in questo incontro: sorprendente e inaspettato, ma soprattutto un momento gioioso , porprio come è Lui.. almeno credo ;)

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    2. eh ma a me dovrebbero fasciarmi come una mummia... ahahaha. Gli incontri non sono mai casuali. Evidentemente eravate pronti per l' incontro con la sua grande anima.

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