venerdì 21 dicembre 2012

Pensieri natalizi... assortiti

Eccomi, ritardataria mi pare, a descrivere i miei pensieri di Natale per parenti e amici.
Ormai credo che sia un po' tardi per prendere spunto .. no, non per la fine del mondo (...) !!!! Però ci vuole del tempo per farli decentemente, soprattutto perché sono tanti impasti diversi.
 

Sostanzialmente ho predisposto delle scatoline (anch'esse fatte da me) e dei sacchettini con un assortimento di mignon, per tutti i gusti!
Ho evitato gli evergreeen natalizi zenzero e cannella e compagnia, anche perché ho scoperto che in realtà a molti dei miei conoscenti non piacciono, quindi, ho optato per questo insolito assortimento:

Vanillenkipferl (cornetti alla vaniglia)
Cuori allo zenzero con cioccolato bianco
Biscotti al cocco / senza glutine  (grazie alla ricetta di Zonzolando )
Lebzelten alla cannella
Palline di ceci e arancia / senza glutine

...e vi lascio qualche ricetta, di quelli che credo siano i migliori:







 


Cuori allo zenzero con cioccolato bianco



circa 60 biscottini

100 g uvetta
80 g cioccolato fondente
1 uovo
60 g di zenzero fresco grattugiato
60 g burro morbido
100 g zucchero
200 g farina 00
1/2 cucchiaino di lievito

150 g di cioccolato bianco


Tritare finemente uvetta e cioccolato fondente (io l'ho precedentemente raffreddato in freezer). Montare il burro con lo zucchero, unire l'uovo sbattuto senza formare grumi, poi le polveri setacciate e infine uvetta, cioccolato e zenzero. Fare una palla e lasciare in frigo per un'oretta.
Stendere aiutandosi con mattarello e carta forno, aggiungendo all'occorrenza poca farina. Ricavare dei cuori o le forme preferite, disporre su una placca e cuocere per 10-15 minuti a 180°. Lasciar freddare.
Fondere a bagnomaria il cioccolato bianco e intingere metà cuore. Lasciar rapprendere su carta da forno.
Conservare in una scatola di latta in luogo fresco per circa 1 settimana.











Palline ceci e arancia (senza glutine e vegan)

Per circa 40 palline

250 g farina di ceci tostata
50 g farina di riso
150 g zucchero di canna
buccia grattugiata di mezza arancia non trattata
100 g olio di semi di girasole
1 bicchierino di acqua di fiori d'arancio
1/2 cucchiaino di chiodi di garofano macinati finemente





Tostare la farina di ceci in una padella antiaderente e lasciar raffreddare.
setacciare insieme alla farina di riso, aggiungere lo zucchero e bagnare con l'olio, mescolando bene con le mani.
Aggiungere gli altri ingredienti e impastare. Risulterà un impasto simile a una frolla, ma più morbida. Ricavare delle palline, poco più piccole di un amaretto, e passare nello zucchero di canna. Disporre su carta forno e cuocere a 180° per 15 minuti circa. Controllare la cottura: quando iniziano a formare le crepe in superficie sono pronti.


(con questo partecipo al contest di Ravanello curioso e Le delizie di Feli: Felici & Curiosi





Biscotti al cocco senza glutine di zonzolando (qui la ricetta originale)

per circa 45 biscotti

3 uova
200 g di farina di cocco
50 g di farina di riso
50 g di amido di mais
150 g di zucchero

per la variante al cioccolato: 50 g di cioccolato fondente tritato (sufficienti per circa 15-20 biscotti)

Sbattere con le fruste uova e zucchero, con un pizzico di sale (io ne metto sempre). Aggiungere le farine e mescolare bene per ottenere un impasto umido ma lavorabile. Dividere a metà e aggiungere ad una le gocce di cioccolato. Formare delle quenelles e disporle sulla placca. Infornare a 180° per circa 15 minuti, finché fuori saranno dorati.








Con questo post mi congedo per le vacanze natalizie... andiamo a INNSBRUCK!! ... e indovinate un po': abbiamo già il tavolo riservato Chez Nico!!



A presto con il mio resoconto ;)












mercoledì 12 dicembre 2012

Paté vegan di fagioli cannellini: antispasto natalizio

Non so come funziona da voi; nel mio caso, un fulmine mi trapassa il cervellino e BOOOOM: è com se il piatto fosse già bell'e pronto in tavola. Si tratta della frazione di un secondo, perché nel secondo successivo ho già ben chiaro come dev'essere il sapore, come va sistemato nel piatto, come decorare.

Così mi è successo ieri sera, mentre lessavo questi fantastici cannellini, provenienti da un agricoltore calabrese. Non avevo in programma di proporre un menù vegetariano né vegan per il Natale, anche perché non mi capita mai di cucinare, sono sempre una semplice commensale. Però credo che sia un perfetto antipasto che possa mettere d'accordo vegan, vegetariani e onnivori a un'unica tavola (e ricchi e poveri, alla faccia della crisi questo bel piattino è super economico).
E poi il peté mi riporta in un baleno ai pranzi natalizi con la famiglia allargata, zii e cugini a non finire, perché dovete sapere che io AADORAVO il paté, soprattutto quello ricoperto di quell'enorme strato di gelatina arancione..... che solo a pensarci oggi, piuttosto salto la finestra, come diceva mia nonna.. forse perché so cosa ci mettono dentro..... mbah!!
Decisamente meglio questo, 100% vegetale, senza colla di pesce né altri tessuti e connettivi provenienti da animali sconosciuti, no??


Perciò partecipo ai contest di:

Le delizie di Feli Ravanello curioso 






Capra de La cucina della Capra










PATE VEGAN DI FAGIOLI CANNELLINI
con pomodori secchi e broccolo verde


(per 4 stampini)

2 tazze di cannellini lessati con alga kombu e alloro
1/2 tazza di acqua di cottura, leggermente salata
1/2 spicchio d'aglio
1 cucchiaio raso di agar agar
1/2 broccolo verde cotto a vapore
5-6 pomodori secchi
una manciata scarsa di capperi
origano
origano, olio, pepe, aceto











Schiacciare i fagioli. In un pentolino, portare a bollore l'acqua di cottura e sciogliere l'agar agar. Una volta sciolto, frullare tutto insieme con un po' di sale e l'aglio. Rivestire degli stampini  con la pellicola e riempire fino a superare di poco la metà. Riporre in frigorifero.
Intanto, tritare finemente i pomodori secchi con i capperi, condire con l'origano, il pepe, l'olio e l'aceto e lasciare in frigorifero a marinare.
A parte, tritare il broccolo al naturale.



Dopo qualche ora, terminare di riempire lo stampino con gli altri strati: Scolare i pomodori tritati e distribuirli sulla parte "fagiolosa" che ormai sarà perfettamente compatta. Pressare leggermente. Infine, ricoprire con il broccolo verde e pressare di nuovo. Ricoprire con la pellicola e lasciare in frigo ancora un'oretta prima di servire.
Prima di servire, lasciare almeno mezzora a temperatura ambiente.




Dato che noi eravamo solo in due, ho optato per le monoporzioni e ho fatto una piccola quantità di paté. In alternativa, si può benissimo usare uno stampo da plumcake e servire a fette.











domenica 9 dicembre 2012

Artigiano in fiera 2012: reportage

Riordinare immagini, profumi, suoni, pensieri e sapori dopo una giornata intera trascorsa fra i cinque continenti (quattro in realtà, dato che mancava l'Oceania), è un'impresa a dir poco estenuante!

Tenterò di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni (TENTERò, ho detto..) nel racconto di questa pantagruelica esperienza sensoriale



Giovedì 6 dicembre.
Sveglia alle 7, colazione leggera in vista dei millemila assaggini.
Ore 9.30 partenza in macchina con i nostri carissimi amici G e M.
Ore 10.40 arrivo a Rho Fiera.
Percorriamo i chilometri che separano i parcheggi dalle strutture fieristiche mentre in testa mi sfrecciano duemila pensieri, aspettative, voglie di babà e ricotta di pecora (perché nel frattempo mi è venuta fame).

..Indovinate da dove cominciamo??






PADIGLIONE ITALIA (sud)
Sono ben due padiglioni e mezzo dedicati alla nostra gallina dalle uova d'oro, tutti per noi (e altri 2 milioni di persone probabilmente)!! Iniziamo subito ottimamente, divorando con occhi e bocca mozzarelle di bufala che qui al nord non si vedono tutti i giorni, e poi taralli dolci e salati, vini del cilento, pecorini sardi, paté di tartufo, pesto e creme al pistacchio, cantuccini, fichi mandorlati al rum... insomma, se questo è un inizio, prevedo faville per lo svolgimento.

 
I nostri amici si fanno tentare da un panino alla porchetta (ovviamente Umbria power), io e Merlino cediamo alla curiosità di assaggiare un'ottimo prodotto artigianale friulano di Sauris: una birra rossa affumicata (Zahre Beer),  a dir poco deliziosa! Non vi preoccupate troppo, ormai è quasi mezzogiorno, un aperitivo è lecito (come se qui tutto non fosse lecito!).




Un corridoio ci separa dal resto d'Europa, così rimandiamo le altre delizie italiane al pomeriggio e ci avventuriamo per le vie mitteleuropee.



PADIGLIONE EUROPA
Immediatamente veniamo travolti dal forte odore di carne speziata cotta allo spiedo (Ungheria e Rep. Ceca), e gli occhi ci impiegano una manciata di minuti ad abituarsi a quei gialli, rossi e blu così intensi, dalle tovaglie agli abiti tipici. Poco più avanti veniamo contagiati dall'allegria (chiamiamolacosì!) dei bavaresi, tutti presi a servire pinte o arrostire wuerstel e imbottire panini di crauti e senape. Già in troppi sono seduti a gustarsi queste bombe nucleari (che poi esplodono in pancia), il che mi mette una certa ansia nel decidere dove fermarmi a mangiare.
Intendiamoci: non è che avessimo una gran fame, in Italia fra un po' ti lanciano dietro assaggi di qualsiasi cosa. Ma vuoi mettere sedersi a un tavolo, dopo ore e ore di cammino e stimoli ininterrotti ai cinque sensi!? Decisamente, è consigliabile una lunga sosta.





Passiamo abbastanza velocemente tra la Francia e i suoi numerosissimi bar à huitres (ostriche no, grazie..), nonché saponi, spezie e quei famosissimi dolcetti (che a quanto pare ero l'unica a non conoscere) chiamati canelés, croccanti fuori e morbidi dentro.. l'assaggio non mi ha fatto impazzire, ma d'atro canto, il mio palato è abbastanza unconventional. Percorriamo le coloratissime vie della Spagna e del Portogallo, dove scopro un formaggio strepitoso, pasta molle misto pecora e capra - e wow. Diamo uno sguardo furtivo all'artigianato in legno dei tedeschi e al suon delle cornamuse ci precipitiamo: inizia un piccolo concerto di questi leggendari vichingoni, dalla Scozia: cornamusa e tamburi.. e lunghe, lunghissime barbe!

A questo punto lasciamo i nostri amici agli stand (precchi!) dedicati al cake design, dato che G è una bravissima decoratrice, e qui c'è porprio da lustrarsi gli occhi, allungare le mani e, soprattutto, aprire il portafoglio. Una bellissima iniziativa, novità di quest'anno, è la galleria delle torte decorate, realizzate da "comuni mortali" e giudicate da giurati esperti, che poi decreteranno il vincitore.
Io e Merlino invece ci tuffiamo nella magia dei Paesi dal mondo..





PADIGLIONE PAESI DAL MONDO
..e qui mi sento a casa. L'atmosfera che si respira è di antichità, sacralità, mistero e posata grandezza. Mi inchino davanti all'incredibile minuzia del monaco tibetano impegnato al suo coloratissimo mandal, sfioro le splendide stoffe arancio e amaranto dei tessuti mediorientali profumati, ammiro la trasparenza di lampadari in vetro colorato (ma quanto starebbe bene nella nostra camera da letto?!).. e poi finalmente: pranziamo! ...Beh quasi..








Caso vuole che passiamo proprio accanto al Brasile. Trascinati dall'irresistibile ritmo della samba, non possiamo fare a meno di ordinare un mojito! "eh?! come aperitivo?!?" "ma sì dai, uno in due, cosa vuoi che sia!"......... W O W ! ! ! ! Non ho altre parole per descrivere quel nettare pericolosamente divino!!!! E sapete una cosa? Il segreto è proprio nelle piccole cose da tutti risapute: risapettare scrupolosamente la sequenza menta (con i gambi!) - zucchero - succo di lime - acqua - ghiaccio - ruhm bianco. Buonanotteeeee!
In effetti ci mettiamo un po' a riprenderci (estasi o ebbrezza?), ma a questo punto ci viene proprio fame e optiamo per il ristorante asiatico con meno coda. L'indiano e il thai dovevano essere altrettanto ottimi, così come l'eritreo, ma il Vegetalis vince.




Si tratta di un catering tedesco vegetariano e fusion, con prodotti provenienti da agricolture biologiche. Dato che non abbiamo finito di spizzicare in giro per il mondo, decidiamo di prendere un piatto "Menarotcha" in due, ma che comprende tutte le preparazioni disponibili. I prezzi non sono bassissimi, noi spendiamo 16 euro per un solo piatto... ma vi assicuro che la qualità è ottima e noltre abbiamo faticato a finirlo in due! Oltre all'immancabile riso basmati, ci troviamo un buon "chili non carne" di fagioli, soia e riso, curry di thai, pakoras di verdura, involtini, verdure in pastella speziata.....


Usciamo pieni e pronti a proseguire! Non so come, ma sono riuscita a rinunciare ai mitici dolcetti persiani di miele, sesamo, rose e pistacchi, accompagnati dai più profumati del girdino del sultano, con un enorme forza di volontà (incoraggiata dalla pancia piena).
Magia... troviamo perfino il tabacco per il nostro narghilé! Sogno o son desta??
La vera chicca è stato il Nepal, grazie alla giacca di lana di yak, l'indumento che produce più calore al mondo!! Ora che è mia (all'incredibile prezzo di 35 euro....fatta a MANO!! altro che cachemire!!!), mi accompagnerà ovunque durante questo inverno, che inizia a far sentire il suo caratterino.

Ci raggiungono i nostri amici, per un tuffo in Madagascar, ad acquistare la fantastica vaniglia bourbon, e poi bere insieme un caffé in Colombia. Io non bevo mai caffè, già già. Però ho fatto la barista per molto tempo e adoro il suo odore. So riconoscere un buon aroma quando annuso e, a volte, assaggio. E questo aveva un OTTIMO aroma.. così profumato non ce l'abbiamo nemmeno noi, eh no!
Solo uno sguardo agli Stati Uniti: nulla di nuovo, tutto già visto, rivisto e vomitato dalla TV.



Insomma, sono solo le 16!?!? mi sembra di aver trascorso due giorni a zonzo fra i continenti, ma ci convinciamo che è presto e decidiamo di rallentare il ritmo e tornare verso l'Italia!



PADIGLIONE ITALIA (NORD E SICILIA)
Finalmente riesco ad approdare in Sicilia!! Ahimé, sono troppo piena per quei cannoli favolosi, strabordanti di freschissima ricotta (di pecora, non come quelli che fanno a milano!), ma mai troppo sazia per un gelatino al pistacchio di bronte!!
Trascorriamo una buona oretta nell'enorme Trentino Alto Adige, fra i suoi mille prodotti tessili decorati e oggettini rustici, tutto rigorosamente in legno, dove G trova bellissimi regali di Natale. Ci lasciamo di nuovo tentare dalle birre artigianali,questa volta venete! Il Belgio non c'era ma non ne abbiamo sentito la mancanza: l'Italia ha un'ottima produzionedi birra, più spesso sono i piccoli birrifici a offrire un'altissima qualità, sostenuta dalla grande passione di chi progetta, sperimenta, viaggia, studia, assaggia.
E anche l'aperitivo serale è andato! Non ci resta che decidere dove consumare la nostra cena.

Beh?! ve l'avevo detto: esperienza pantagruelica!

Calabria: io e G ci stavamo lasciando la pelle. Abbiamo azzardato un microminimignon assaggino di una di quelle bombette al peperoncino, però con dei peperoncini che sono rinomati per essere fra i più piccanti al mondo: Habanero e Naga Morich. E sì che la ragazza ci aveva avvisato dell'esperienza sconvolgente. Sì...ma chi l'avrebbe immaginato, che saremmo quasi morte dal bruciore?!? Inizialmente senti sulla lingua quasi un dolciastro, poi un formicolio, e infine.... A I U T O !!  Dopo mezzora di litri d'acqua (che fanno peggio), cubetti di formaggio e grissini, gli occhi si sono sgonfiati e abbiamo recuperato l'uso della parola.
Manco a dirlo, Merlino si è comprato il vasetto.



Dato che siamo vicini ai napoletani, optiamo per cenarecon la superba regina Margherita.. ma questa volta ahi ahi..ci hanno fregato!! Pizze carissime, a 9 euro e più, che a Napoli si pagano 4 o 5 euro, e tranci che abbiamo dovuto consumare freddi.. per non parlaredel "crocchettone": una crocchetta di patate gigante, scaldata al micro e con un tocco di mozzarella congelata all'interno... pessima gestione!
Ma si sa, i napoletani sono estrosi, spensierati.. Un punto di favore alla simpatia e al costume da pulcinella dei pizzaioli. E all'idea geniale del cono di mozzarella fritta (alias coNesterolo!): una frittatina fatta a cono con una palla di mozzarella fritta, fette di provolone, crema di ricotta e cubetto di soppressata come ciliegina.
 I geni del male.

Ora sì, che siamo stanchi! Tiriamo fino alle 21 passate, trascinando placidamente i piedi fin nel parcheggio, sempre continuando ad assaggiare, guardare, commentare.




Ecco il mio bottino (e non aggiungo quello che avevo nello stomaco, per ovvi motivi di spazio):


  • Giacca di lana di yak
  • Tequila messicana "El coralito blanco"
  • Un vasetto di crema di Naga Morich (piccante estremo)
  • Tabacco per narghilé
  • Incensi da meditazione
  • birra alla lenticchia
  • Curcuma marocchina






La fiera non è ancora terminata, e già fremo per l'edizione dell'anno prossimo.. crea dipendenza.

Pantagruelic experience!


lunedì 3 dicembre 2012

Fondent vegan con cachi e cacao

Stanca e felice!
QUesto weekend io e Merlino abbiamo lavorato senza sosta per allestire un piccolo catering nello studio di un nostro amico artista. A giudicare dai complimenti, dobbiamo aver svolto un buon lavoro! Siamo tornati ieri sera stanchissimi, dopo 3 giorni di preparativi e "re-fill", come chiama lui l'attenzione verso i vassoi da riempire.. però siamo contentissimi :)
Inoltre, si avvicina il giorno che aspettiamo da mesi e mesi: giovedì.......... ARTIGIANO IN FIERA (Mi)! Stiamo contando i minuti, i secondi, i millesimi!!!!
Merlino ha sgomitato per arraffarsi un giorno di ferie, cosa al limite della possibilità umana, dato che seguono 3 giorni di festa (S. Ambrogio e Immacolata).. mi vengono in mente di quelle scene alla Fantozzi negli uffici!


Presto farò un compendio del nostro fantastico catering, ma ora vi lascio con una stupenda coccola pomeridiana, vegana e a cuor leggero (o quasi!). Ottima come cura per qualsiasi malanno di natura psicologic, se accompagnata da un rito di confessione o d'esploi, è tremendamente lenitiva, oh yes:






Leggere attentamente le istruzioni


FONDENT VEGAN CON CACHI E CACAO

Composizione chimica (per 3-4 tortini):

2 cachi molto maturi
2 cucchiai abbondanti di cacao amaro
3 cucchiai di olio di semi di girasole
1 vasetto di semi di lino lasciati 1 notte in ammollo in acqua
50 g di mandorle tostate
gocce di cioccolato o cioccolato fondente al 75%
125 g di farina 00
30 g di maizena
2 cucchiai di zucchero (se vi piace dolce, raddoppiate)
1 cucchiaino di lievito
1 ombra di cannella

Per lucidare: un cucchiaio di malto d’orzo e 1 cucchiaio di acqua calda







La sera prima riempire a metà un vasetto da yogurt con i semi di lino e coprire con acqua.
Il giorno dopo frullare i semi di lino con la polpa dei cachi. Sbattere con una frusta mentre si incorpora l’olio.
A parte, setacciare le polveri e inserire lo zucchero. Fare un buco al centro e inserire la parte liquida, mescolare bene e aggiungere all’ultimo le gocce di cioccolato.
Ungere e infarinare degli stampini, inserire il composto facendo attenzione a stare un dito al di sotto dell’orlo. Infornare a 180° per circa 25-30 minuti. Appena sfornati, spennellare la superficie con il malto sciolto nell’acqua calda.


Modalità d’uso:
Da consumarsi rigorosamente caldo, davanti a una tazza di buon tè e in dolce compagnia (anche le amiche vanno benissimo, qualora la dolce metà non ami il cioccolato……….).

Avvertenze:
Prima di divorare, attendere che il tortino scenda ad una temperatura più umana.

Controindicazioni:
Chiudetevi a chiave. I vicini fiuteranno l’odore e si inventeranno qualsiasi cosa per averne uno: un ladro gli ha rubato il frigorifero, i topi nella dispensa, il bimbo in preda a un calo di zuccheri etc.

Effetti collaterali:
Estasi cronica prolungata.
 








Partecipo al contest di Melizie in cucina  "Dolci da asporto" 



martedì 27 novembre 2012

Gnocchi di zucca e cous cous al burro di cacao versato

E con questa ho preso due piccioni con una fava, che puntavo da tempo:

- gli gnocchi preparati con il cous cous, che fino a poco tempo fa per me erano elementi incompatibili (prima di leggere qualche ricetta di blogger più all'avanguardia di me!)
- il burro di cacao per cucinare i salati.

Per ora mi limito ad acquistare un formato "monoporzione", di questo elemento/alimento base per la cucina di molti popoli (non della nostra, perché a noi il colesterolo ce fa un baffo!). A temperatura ambiente è solido, non si squaglia come il burro, lentamente e inesorabilmente, per poi alloggiare in pianta stabile all'interno delle nostre arterie e delle nostre cosce; lui si scioglie d'un botto, è quasi insapore, a meno che non venga cucinato per un tempo prolungato in padella, ed esalta qualsiasi spezia o cibo con cui entra a contatto.
Finora l'ho provato così, con salvia, pepe e noci, e anche per un curry di verdure. Cero, non è che le nostre cosce stiano tranquille con questo alimento, però almeno è al 100% cholesterol free e a prova di vegani!
Per condire primi come questo mi sembra ottimo, unge senza appesantire né appannare gli altri sapori.


 


GNOCCHI DI ZUCCA E COUS COUS
AL BURRO DI CACAO VERSATO


Per due affamati:

1 tazza di cous cous
1 tazza di acqua
sale
1 tazza e 1/2 di zucca cotta al forno
farina qb
2 cubetti di burro di cacao
3 foglioline di salvia
gherigli di noci
pepe




Preparare il cous cous con acqua salata, io ne ho usata meno del solito, perché deve restare appicciato.
Una volta pronto, schiacciare la zucca e mescolare con le mani al cous cous. Aggiungere farina finché l'impasto sarà lavorabile, poi procedere alla preparazione degli gnocchi.
Portare ad ebollizione una pentola d'acqua, salarla. Nel frattempo in un tegame scaldare il burro di cacao con la salvia, il pepe e e le noci. Tuffare gli gnocchi e cuocere circa 2 minuti, finché salgono a galla.
Impiattare e condire con il burro di cacao versato.




venerdì 23 novembre 2012

Sformato di verza e patate con sorpresa

Che grande invenzione il forno!
Vorrei abbracciare e baciare il genio che l'ha inventato!
Vorrei dirgli che in un piovoso pomeriggio autunnale non c'è niente di meglio che accendere il forno, impastare quattro ingredienti e schiaffarceli dentro, godere del tepore e del profumo che pian piano si dipanano nell'aria e colorano di allegria la nostra casina; vorrei chiedergli se anche lui ha mai provato a tornare la sera nervoso e sconsolato dall'ufficio, salire le scale del palazzo, avvertire un odorino di qualcosa di buono e sperare con tutto il cuore che sia proprio la sua di moglie, quella che sta cucinando uno sformato delizioso (e sì, ovviamente è lei); vorrei sapere se ha mai guardato il suo bambino impaziente che aspetta la torta davanti al forno acceso, e se poi ha visto il luccichìo nei suoi occhietti una volta che la mamma l'ha sfornata e messa al centro della tavola a freddare...
Vorrei stringergli la mano e domandargli se ha pensato a tutte queste cose, mentre collaudava la sua invenzione, e vorrei sapere se lui ne ha goduto nella sua vita. Spero proprio di sì, perché oltre ad essere un genio, è un benefattore!





SFORMATO DI VERZA CON SORPRESA
(senza uova né burro)

Per 2 porzioni (facciamo che io sono la moglie che lo prepara per il marito)

3 patate
6 foglie esterne di verza
sale, pepe, noce moscata
parmigiano grattugiat
pangrattato
olio extravergine d'oliva

formaggio a apsta molle semistagionato (io di capra)




Portare a ebollizione dell'acqua una pentola capiente, salare leggermente e lessare le foglie di verza e le patate pelate e tagliate a metà. Controllare la cottura delle verze, che devono restare intatte anche se morbide. Scolare tutto e accendere il forno a 180 gradi.
Lasciare le verze stese su un canovaccio ad asciugare, mentre le patate vanno schiacciate con la forchetta e condite con sale, pepe, noce moscata e parmigiano grattugiato. Due delle foglie le ho tagliuzzate e mescolate insieme alle patate.



Ungere due stampini e cospargere con il pangrattato (se avete gli stampi per savarin riuscirete nella presentazione "a sorpresa", altrimenti metterete il formaggio sopra, oppure direttamente nel mezzo, mentre farcite con il composto di patate), rivestire con le foglie di verza ben asciutte, lasciando che avanzino dal bordo per richiudere lo sformato. Schiacciare il composto di patate negli stampini (se fosse troppo morbido, aggiungere del pangrattato), pressare e richiudere con i lembi di verza. Ungere e cospargere con dell'altro pangrattato.




Infornare, forno ventilato a 180 gradi, per circa 40 minuti. Quando la verza sarà ben seccata in superficie, lo sformato è pronto. Estrarre, impiattare e mettere al centro del savarin il formaggio morbido tagliato a piccoli cubetti. Rimettere in forno 3 minuti senza accenderlo, quando è sciulto servire con pepe e olio a crudo, e volendo con qualche cucchiaio di pomodoro al naturale, per creare un piacevole contrasto acido, cromatico e caldo-freddo.



Buona coccola calda a tutti



lunedì 19 novembre 2012

Biscotti SENZA: senza glutine, senza uova, senza latticini!

...eppure BUONISSIMI!! A me sono piaciuti da impazzire, li rifarò presto e cercherò di segnarmi le dosi corrette - scusate, ormai mi conoscete un pochino e sapete che vado sempre a spanne/cucchiai/vasetti/manciate!

Li ho cucinati per i miei compagni di avventure musicali, perché le nostre prove sono durissime, sputiamo sangue e sudiamo dalle ginocchia!!! ..così provvediamo sempre a portare qualche genere di conforto per allietare queste 2 ore di duro lavoro canoro :)

La nostra fantastica mezzosoprano non mangia glutine, perciò ho preparato questi dolcetti per tutti.

Credo che sia doveroso condividere tutto quando si è in compagnia, mi spiego: quelli di noi che appartengono alle categorie protette vegetariani-vegani-intolleranti-allergici, sanno bene cosa significa essere invitati a cena, magari da lontani parenti, amici di amici o addirittura suoceri e nonni acquisiti, ed essere serviti per primi con il proprio bel piatto (in genere straripante di roba), con la pietanza che fa per noi cucinata a parte -perché noi mangiamo solo due cose..- , mentre tutt'intorno i commensali si servono da vassoi colmi di "cose normali", si passano piatti da portata, discutono sulla cottura e sulla sapidità.
In tutto questo si suppone:
1. che tu FINISCA TUTTO QUELLO CHE HAI NEL PIATTO, che è stato cucinato con amore e fatica APPOSTA PER TE, che sei diverso dagli altri;
2. che tu debba di ringraziare l'ospite per la sua gentilezza e lodarne la maestria culinaria;
3. che tu, sotto gli occhi indiscreti degli altri commensali, fra i quali nel frattempo è calato un silenzio tombale, ti senta formulare le classiche domande sul tuo essere diverso, del tipo "ma non ti manca la carne? ma oltre alla verdura, cosa mangi? ma perché hai deciso così?"

..come se le cose che mangiamo noi facessero schifo, come se la nostra scelta fosse un autoflagellazione, un castigo auto-imposto per una colpa da espiare, maassì!


Mi piacerebbe raccontarvi di una cena cui sono stata invitata, alla quale erano presenti -post mortem ovviamente- la maggior parte delle specie animali, di mare, lago e terra....... ma mi limito ad accennarvela, altrimenti mi torna il magone!!

...e questo non è  imbarazzante secondo voi?? La cosa strana, è che i padroni di casa considerano queste accortezze nei confronti del "diversamente-edibile" un gesto di cortesia e premura, di grande sensibilità!
Voglio dire, hai tutta la vita per mangiare a tradimento quello che ti pare in casa tua, se una sera inviti qualcuno delle "categorie protette", ti costa davvero così tanto rinunciare al solito arrosto con le patate, o lasagne al ragù, o polenta e formaggio che sia?? Evidentemente sì, perché lo prevede l'etichetta. G U A I !!!!!! E pensare che esistono millemila buone cose, nel mio caso vegetariane, che potremmo mangiare insieme, commentare e apprezzare fra onnivori ed erbivori.. e ce ne sarebbe per mille cene! No, preferiamo fare così. E io sono ancor più lontano dal gregge, perché se invito a casa mia amici e parenti onnivori, non cucino carne (come potrei?!) e invece da gente come noi ci si aspetta sempre che offriamo l'alternativa carnivora per loro, dato che sono ospiti... NOI, LORO?!? Ma siamo tutti esseri umani o cosa!?

D'altro canto, come possiamo cambiare le cose? è questione di mentalità, non possiamo nemmeno biasimare queste persone che, a modo loro, si danno un gran da fare per farci contenti, anche noi diversamente edibili!



BISCOTTI "SENZA"

(con COCCO E CACAO)


Per circa 20 biscottini:
(le dosi sono, ahimè, approssimative)

100 g di farina di ceci bio
50 g di farina di riso bio
1 cucchiaio di maizena
40 g di zucchero di canna bio
1 cucchiaio di miele chiaro
50 g di olio di semi
1 bicchierino di acqua di fiori d'arancio
un pizzico di sale
1/2 cucchiaino di bicarbonato

cacao
cocco

Accendere il forno a 170 gradi.
Tostare la farina di ceci in padella, spegnere il fuoco prima che diventi scura.
setacciarla con le altre farine, aggiungere anche il sale, lo zucchero e il bicarbonato.
Scaldare leggermente il miele con 2 cucchiai d'acqua (o succo di mela, che non avevo purtroppo) e aggiungerlo al centro della fontana, con l'olio e l'acqua di fiori d'arancio.
Impastare con un cucchiaio di legno, il composto sarà appiccicoso, ma non eccessivamente, quindi aggiungere della farina se fosse necessario.

A questo punto, io ho diviso in due l'impasto per avere due gusti: a una parte aggiungere un cucchiaio di cacao amaro setacciato, all'altra un cucchiaio di cocco rapé.


Formare delle palline con le mani e schiacciarle leggermente una volta poste sulla placca rivestita di carta forno. Per i biscotti al cocco, passarli ancora nel cocco prima di appoggiarli sulla placca.

Cuocere in forno per circa 10-15 minuti, quando i biscotti iniziano a formare dei cretti, sono pronti.





Il risultato va oltre le mie aspettative: friabilissimi, per nulla "gommosi" e saporitissimi, la farina di ceci non si sente, anzi, conferisce al tutto una nota tostata e quasi nocciolata.


martedì 13 novembre 2012

Finalmente ZUPPA! Cardi e ceci

Da brava freddolosa, sono contentissima di pubblicare la prima zuppa dell'autunno (non è la prima che faccio, è solo al prima che fotografo!!).. e CHE ZUPPA!!!
Mi permetto di gasarmi un po', perché adoro i cardi, e questo abbinamento con il dolce dei ceci è proprio divino! ..e poi a me piacciono di più così, che al forno con i soliti 2 kg di besciamella e formaggio e burro (..e grazie che così piacciono a tutti, il cardo 'ndo' sta?!).

Occorre un po' di pazienza con questi benedetti vegetali: i cardi sono spinosi, durissimi, vanno cotti per ore, diventano neri se restano bagnati, sono pieni di fili fibrosi... certo, se li comprate al supermercato forse non saranno così difficili da trattare come quelli di mio zio, che se li ritrova ogni anno in mezzo al campo, alti 2 metri e mezzo! Ma anche così, assicuro che lo sforzo vale la delizia:





ZUPPA DI CARDI E CECI

per 4 persone:

3 coste di cardi medie (+ 1 limone e 2 cucchiai di farina)
1 grossa carota
1 gambo di sedano verde
1 cipolla
2 spicchi d'aglio
1/2 bicchiere di vino bianco secco
250 g di ceci lessati e il loro brodo (se sono quelli in scatola, sciacquateli)
sale, pepe, timo, alloro
olio extravergine d'oliva
1 pezzo di crosta di parmigiano



 Innanzitutto, prendetevi la mattina per pulire i cardi e cuocerli: lavarli bene, eliminare i filamenti duri, tagliarli a tocchetti di circa 2-3 cm e immergerli in acqua con la spremuta di mezzo limone. Nel frattempo, portare a ebollizione dell'acqua e limone (l'altra metà). Quando bolle, salarla, scolare i cardi tagliati a tocchetti e infarinarli prima di buttarli. Questo procedimento impedisce ai cardi di annerirsi. I miei sono rimasti in pentola per circa 1 ora, li ho scolati molto aldente perché poi andranno cotti nella zuppa. Conservare l'acqua di cottura.

I ceci li avevo già cotti per preparare l'hummus, perciò li ho conservati nella loro acqua di cottura (acqua, alga kombu, sale).

In una casseruola capiente preparare il soffritto con sedano, carota, cipolla e aglio tritati, sfumare con un goccio di vino bianco. Aggiungere 2 mestoli del brodo dei cardi e 2 di quello dei ceci, le spezie (meglio se chiuse in un filtro o legate, così da poterle rimuovere) e i cardi. Portare a ebollizione, inserire anche la crosta di parmigiano e cuocere per almeno 15 minuti, controllando l'acqua e in caso aggiungere dell'altro brodo. Dopo 15-20 minuti, aggiungere i ceci e continuare a cuocere per altri 10 minuti. Controllare se è giusta di sale (io avevo i brodi già salati, quindi non ne ho aggiunto dell'altro). A fine cottura, rimuovere le spezie e la crosta, prelevare 2 mestoli di minestra e passare al minipimmer, poi inserirla di nuovo nella casseruola. Servire bollente con una grattata di pepe, se piace non sta male un filo d'olio a crudo.




buona zuppetta a tutti ;)


martedì 6 novembre 2012

BUONGUSTO: Mostra mercato enogastronomica di Pizzighettone (CR)




Indosso i panni del reporter per un giorno, perché desidero descrivere un bellissimo evento enogastronomico dove io e Merlino abbiamo degustato, assaggiato, spizzicato, bevuto e odorato, perfino spalmato (creme idratanti eh!)  prodotti meravigliosi. 

Certo, arriviamo dopo il Salone del Gusto, di cui ho letto con un po’ di invidia i vostri resoconti.. Ma fortunatamente in Italia vediamo spesso manifestazioni di altissima qualità anche in piccole realtà cittadine. 



Dopo una tappa nella splendida Cremona, immancabilmente avvolta di bianco, arriviamo a destinazione:
la dodicesima edizione di BUONGUSTO - Mostra mercato enogastronomica di Pizzighettone (CR), 1-4 novembre, ha luogo all’interno delle antiche Mura. Personalmente, trovo più accattivanti queste chicche locali rispetto agli eventi di fama internazionale-intercontinentale.. sì lo so, parlo un po’ come la volpe che guarda l’uva), però fiere-mercato come questa sono decisamente a misura d’uomo (e di coppia), si passeggia indisturbati per i corridoi, si ha anche abbastanza spazio per vedere al di là del nostro naso! Della cittadina in questione abbiamo scoperto la coltivazione di un fagiolo particolare, detto fasulin de l’öc, ovvero il fagiolo dell’occhio. La scarsa produzione purtroppo non permette una vendita al grande pubblico di questo prodotto. Inoltre, il fatto che tradizionalmente questo fagiolo si cucini con le cudeghe, ha pregiudicato il mio assaggio :(





 



















 
Pensate che il tutto è stato organizzato all’interno delle Mura di Pizzighettone dette Case Matte, ovvero ex carceri, e forse anche per questo decisamente suggestiva come location, resa oltremodo accogliente dal  Gruppo Volontari Mura ( http://gvmpizzighettone.it ), che hanno attrezzato le stanze con tavolate, tende, locandine divertenti, zucche, foglie, ricci, camini accesi e scoppiettanti sapientemente rinvigoriti da baldi ex-giovani.. Inutile aggiungere che simpatia, cordialità e convivialità sono venuti da sé!







Il menù di mezzogiorno vedeva in testa alla top ten il famigerato fasulin de l’öc cun le cudeghe, che noi non abbiamo preso. Merlino, da cattivo carnivoro, stranamente non ama le cotenne, perciò si è consolato con polenta, lardo e salame locali; mentre la sottoscritta si è abbandonata alla libidine con un piatto di polenta arrostita, provolone padano D.O.P. e mostarda di Cremona… come descrivervi la pace interiore che è scaturita da questo momento di ristoro..? Impossibile. Lascio spazio alla vostra immaginazione..
Ho apprezzato moltissimo l’assenza di qualsiasi pseudo-cibarie da fast food, tipo panino salamella e patatine fritte. Questa accortezza, a mio parere, è indice del grande vanto di enti e istituzioni nei confronti delle produzioni locali, oltre a denotare un nobilissimo intento di divulgazione delle stesse, anche a costo di escludere una certa fetta di target (probabilmente bambini, adolescenti schizzinosi etc.). Alla base di questa bellissima campagna, vi è sicuramente la ferma consapevolezza dell’eccelsa qualità dei prodotti di un luogo.







Il Mercato Enogastronomico ospita tutte le regioni d’Italia e, occasionalmente, anche d’Oltralpe (c’erano anche dei prodotti francesi). E quindi a farla da padrone ci sono sicuramente olio (anche aromatizzati e biologici), formaggi, sott’oli e olive pugliesi, pane di ogni tipo e provenienza, dal Salento alla Valle d’Aosta, mieli, vini. 









Le meraviglie delle meraviglie per me sono state:







un pane valdostano nero –ma proprio tutto nero!- di segale arsa...







...sciroppo miele e mirtilli, i mieli delle Dolomiti ai fiori di lampone e al rododendro, quelli dell’ape nera sicula (presidio slow food

































...confetture francesi al rabarbaro, noce di cocco, oppure ai petali di violette e di rose... 






...pane casereccio  con formaggio erborinato e frutta secca nell’impasto...






ricotta alla brace... 









...grappa Marzadro, liquore alle mele cotogne, vin brulé delle alpi







E qualcosina ci siamo anche portati a casa, ma poco importa! Ciò che amo di più è perdermi nei meandri di questa poesia del buon cibo, dove l’imbarazzo della scelta c’è, ma è più forte la genuina curiosità di sapere, toccare,  assaggiare.. e stupirsi ogni volta del paese meraviglioso in cui viviamo!