domenica 12 luglio 2015

ATTENZIONE: il blog cambia casa!

E' con un pizzico di malinconia, dopo 6 anni di fedeltà a Blogspot (dite che ce la danno la carta fedeltà??), che annuncio quanto segue: il blog cambia trucco e parrucco e trasloca in uno spazio tutto suo! 

Il battesimo del mio nuovo sito è avvenuto qualche giorno fa: si chiama Ume sapiens, proprio come l'albicocca umeboshi, simbolo di forza, benessere e guarigione. Per questi motivi l'ho scelta per rappresentare il mio nuovo spazio (è suo il fiore che vedete nell'header, provvisorio).

Pasticci Patapata è carino e simpatico, mi ha portato tante soddisfazioni, mi ha fatto conoscere (anche dal vero) persone meravigliose che mai avrei potuto incrociare per caso; ma questo blog non è più rappresentativo di ciò che propongo - cucina naturale alias macrobiotica. 

Invito tutti (ma proprio tutti!) a cliccare qui sotto e venirmi a trovare su Ume sapiens
Vi chiedo solo un pochino di pazienza in questi giorni di assestamento, ma la buona notizia è che ho esportato l'intero Patapata-blog, equindi ritroverete tutti i post anche di là, indicizzati e facilmente reperibili.

Spero di incontrarvi e leggere i vostri commenti, lo spero davvero.

Un abbraccio a tutti, a presto!

Zy 
(ex Patapata)

http://www.umesapiens.com

martedì 23 giugno 2015

Zaru soba (soba fredda con salsa tsuyu)

Le cose belle, così come quelle brutte, arrivano sempre tutte insieme. Travolgono la tua vita come uno tsunami, dopo mesi o anni di calma piatta, in attesa di qualcosa che non viene mai, pietrificata dalla paura di fare un passo troppo lontano da quell'isola di sicuro conforto.

L'oroscopo di gennaio già iniziava con "Gli intuitivi Pesci non saranno contenti dell’oroscopo 2015 nella prima metà dell’anno..." ; e forse un po' ci ha azzeccato. Ma quel tappo che ha impedito alle energie positive di fuoriuscire dalla bottiglia, deve essersi stappato tutto d'un colpo. Ora mi trovo nel mezzo di un vortice, fra lavoro, proposte, idee, persone e nuovi legami: devo solo decidere di fare il passo, per lasciarmi trascinare.

zaru soba

venerdì 5 giugno 2015

Tortine al nettare di mirtilli con bacche di goji: profumo di avventura

I mirtilli hanno per me odore e sapore di vacanza, vita all'aria aperta e famiglia. Da piccola trascorrevo ogni vacanza in Valsassina con mamma, papà e sorella. Eravamo dei veri montanari degli anni '90: calzettoni di spugna, magliette della Yomo, cappellini dell'oratorio, scarponi tramandati di madre in figlia, di zia in nipote, di cugina in cugina, di sorella in sorella e via così.
Camminavamo anche tutto il giorno, pasteggiavamo a polenta e stufati negli alpeggi, prendevamo acquazzoni, senza stress né inutili preoccupazioni (mai preso un raffreddore). Sapevo riconoscere le piante di ortiche, more, lamponi e mirtilli, sapevo che le fragoline che guardano all'insù non son buone da mangiare. La sera costruivamo e decoravamo fionde con i rami trovati sul sentiero, in inverno mettevamo bucce di mandarini sulla stufa.

Chissà se queste cose si fanno ancora negli anni 2000? 

Tortine vegan al nettare di mirtilli con bacche di goji

giovedì 28 maggio 2015

Taboulé di bulgur con taccole, ravanelli, edamame e semi di girasole

Qualche volta vorrei avere più tempo per fare ancora più cose. Sono tremendamente severa con me stessa quando non riesco a fare tutto quello che mi ero prefissata, mi sento a terra, come dopo la sgridata della maestra delle elementari, quando scopri di non essere più nella rosa dei suoi preferiti. Se solo la giornata fosse fatta di più ore, la settimana di più giorni e il mese durasse una settimana in più... 

taboulé di bulgur con taccole, ravanelli, edamame, semi di girasole


Ma poi mi regundo: se la giornata durasse 18 ore, se le mie gambette mi reggessero in piedi, se il sonno non mi prendesse alle 9 di sera e se la mia voce non mi abbandonasse dopo cento discussioni, sicuramente ne vorrei ancora di più. Senza accorgermi riempirei quelle ore rubate e non mi basterebbero mai. 

Così, finché non trovo il modo di essere professionalmente multitasking, il blog è solo un angolino di stoffa avanzato dall'opera di patchwork quotidiana. Così i pasti sono sempre più semplici -buoni ma poco "visual" - magari le pappette di cereali ve le mostro un'altra volta eh...
 
Anche questa insalata di bulgur è semplicissima e rapida da fare, ma allo stesso tempo è ben lontana dalla classica misticanza di verdure da portare in ufficio, che di certo non vi farà stare allegri e pimpanti dietro la scrivania. Senza la benzina (quella giusta per noi però) non andiamo lontano.
In effetti si trattava della mia schiscetta di qualche giorno fa, perché gustata a temperatura ambiente è ottima. Se c'è una cosa che non sopporto (una sola?!?) è mangiare freddi i piatti originariamente concepiti come "caldi" (tipo stufati, risotti etc). 
Questa qui è un'ottima insalata da portarsi appresso: il cereale costituisce sempre l'ingrediente principe, qualche legume nutriente, ovviamente verdure in abbondanza, in parte scottate e in parte crude per rinfrescare, e infine i semi tostati, un giusto apporto di grasso. Il condimento è infatti senza olio. 
Diciamo che, in vista dell'estate, l'ho pensata anche un po' per voi lucertole inside, che nella pausa pranzo fra una rosolatura e l'altra - ma come fate?! :)
 
 

Taboulé di bulgur 

con taccole, ravanelli, edamame e semi di girasole

1 T di bulgur integrale
2 T di brodo vegetale (o acqua leggermente salata)
4-5 ravanelli
7-8 taccole
1/2 T di edamame scottati 3 minuti
3 C di semi di girasole
2 C di tamari
1 limone
1 c di senape all'antica
qualche fogliolina di mentuccia fresca


Preparare il bulgur: lavarlo e tostarlo leggermente in una casseruola. Aggiungere il brodo vegetale caldo (salato poco) e bortare ad ebollizione. Nel frattempo pulire bene le taccole, sistemarle nel cestello per la cottura a vaporee sistemarlo sopra al bulgur. Per accelerarne la cottura, poiché il cereale è pronto in circa 10 minuti, ho tagliato le taccole in 3.
Una volta assorbita tutta l'acqua, spegnere il fuoco e lasciare coperto a intiepidire.
Tostare i semi in una padella di acciaio, quando si saranno scuriti spegnere il fuoco e versare il tamari, girando immediatamente con un cucchiaio di legno, per evitare che attacchino tutti sul fondo della padella rovente. Tenere da parte.
Affettare il ravanello sottilmente e tagliare le taccole a tocchetti.

Mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola, consire con un'emulsione di senape e limone, i semi tostati e la mentuccia tritata finemente.



 

lunedì 18 maggio 2015

Orecchiette integrali, crema di asparagi e tofu affumicato

Sciuè sciuè, semplice e saporito, il piatto forte della domenica denoantri che, a differenza delle nostre nonne e mamme, preferiamo di gran lunga una passeggiata o un'uscita appena appena fuori porta alla corsa agli armamenti per il pranzo della domenica. 

Magari con il tempo e la famiglia che si allarga e si allontana, cambierò anche io. Chissà. 

Per il momento vince la semplicità, perciò eccolo qui, il nostro piatto di una domenica di primavera, ottimo anche tiepido.

Avvertenza per chi non si intende di tofu e prodotti simili: 
in quanto a consistenza, non è simile a nulla che sia familiare ai vostri palati, ma per quanto riguarda il gusto, lo devo dire... per quanto mi ricordi, sembra speck!!!! Perciò si potrebbe interpretare questa pasta come una carbonara vegetale, per voi che amate tanto veganizzare i piatti della tradizione :)



giovedì 7 maggio 2015

Salame di carruba... con il trucco

Ho ricordi piacevoli legati a questo dolce, ovviamente nella versione classica con biscotti secchi, cioccolato, zucchero, burro, burro, burro, e trallallà. Il salame di cioccolato, o salame dolce, era il preferito della mia migliore amica, compagna di furbate dei tempi delle elementari. Ricordo che sua mamma lo preparava spessissimo, in ogni stagione e per ogni occasione: per il veglione di Capodanno, dopo il pranzo della domenica, per il compleanno della sua bambina in agosto -sprezzante del caldo porco- , tutti gli anni per la festa dell'oratorio... Il dolce delle feste comandate.

Noi non l'abbiamo mai preparato a casa nostra, non lo mangio da almeno 15 anni e non riesco nemmeno a ricordare se mi piacesse davvero, o se semplicemente mi limitavo a mangiarne una fetta giusto perché, sotto mentite spoglie burrose, conservava ancora un po' di aroma di cioccolato - da sempre la mia malattia.

Davvero, non cosa ci si può trovare di allettante in un salsicciotto unto e bisunto al sapore di burro freddo di frigorifero, mattonella tanto agli occhi quanto al palato, allo stomaco e fermiamoci qui, vah...!

Innegabilmente però rappresenta un must delle feste di compleanno degli anni '80 e '90, forse anche prima. Oggi, per fortuna, abbiamo voltato pagina. Non è più chictrendy, è retro, non fa appetizing ed è tutto tranne che light. Per una volta, il linguaggio pretenzioso dei cooking shows viene in mio soccorso. 


Bene: dopo aver demolito il mito di tutti gli ex bambini d'Italia, ecco che ve lo propongo qui, in un blog di cucina naturale...ma badate che c'è il barbatrucco - anzi, i trucchi.

Innanzitutto, al posto del cacao ho usato la carruba, un ingrediente abbastanza nuovo per me, che ho amato da subito. Non è che non usi il cacao in assoluto, ma trattandosi si un prodotto estremamente stimolante, oltre ad essere un frutto tropicale, mi ha portato alla scelta di limitarne l'uso a occasioni eccezionalissime. La carruba lo sostituisce nelle stesse dosi, ha lo stesso colore e ne ricorda un po' il sapore, tranne che è meno amara e più dolce. Mi piace da impazzire come bevanda, nel cappuccino di soia.

Inoltre, niente biscotto per questo salamotto! Ho pensato che la caratteristica del salame è quella di essere sempre umido, perciò è inutile andare a cercare a tutti i costi ingredienti secchi per poi doverli bagnare con un sacco di olio e dolcificante... Mi occorre quindi un ingrediente che mantenga la sua umidità senza essere pieno di grassi... Lampadina: il pane di segale!! Mi sembra quasi impossibile che nessuno ci abbia mai pensato prima, è assolutamente perfetto per questo tipo di ricetta! Senza contare che il sapore lievemente acidulo smorza il dolce del malto.

Ovviamente non ho usato lo zucchero

Non so se questa versione del salame di carruba diventerà un must delle mie feste comandate, ma di certo per me è una scoperta epocale!!! Vai di salame!!!



Salame di carruba
con pane di segale

50 g di nocciole tostate
100 g di malto di riso
3 C di carruba in polvere
un pizzico di sale
un pizzico di vaniglia bourbon
2 C di succo di mela (facoltativo)

La preparazione è velocissima, basta solo conservarlo almeno un'oretta in frigorifero per fargli prendere bene la forma e compattarsi.
Frullare il pane di segale al mixer insieme a metà delle nocciole, il più finemente possibile. Aggiungere nel boccale la carruba setacciata, il sale e riprendere a frullare, In ultimo, il malto di riso. Se non si forma una "palla" perché è troppo asciutto, allora aggiungere uno-due cucchiai di succo di mela o anche acqua. Per me è già abbastanza dolce così, senza l'aggiunta di altro malto. 
Mescolare il tutto con le nocciole rimaste, tritate grossolanamente.

Versare tutto su un piano di lavoro e  fare la forma del salsicciotto, avvolgere ben stretto nella pellicola e lasciare in frigorifero per almeno un'ora prima di tagliare a fette.
 Servire a temperatura ambiente.






venerdì 1 maggio 2015

Veg&Beer #5 Frittura di fiori di sambuco, tempeh e birra acida Gueuze 100% Lambic bio

...metti insieme tempeh fritto e birra acida e hai fatto la felicità del tuo palato. 
Entrata prepotentemente nella top 3 delle mie birre preferite, finalmente ho trovato un abbinamento degno di lei.

Fritture di tempeh e fiori di sambuco con Cantillon Gueuze 100% Lambic BIO
 D'accordo, la birra acida non è per tutti i palati, ma se uno è abbastanza abituato a bere birra e vino di qualità, è alquanto improbabile che non apprezzi questo miracolo del Pajottenland. Cantillon è uno storico produttore belga di birre a fermentazione naturale, cioè senza inoculo di lieviti da alta o bassa fermentazione. Gran parte del merito di quel suo sapore caratteristico ed amabile è dovuto ai microrganismi presenti nell’aria. A questo proposito, circolano storie bizzarre circa la dubbia salubrità del laboratorio dove avviene il miracolo chiamato Gueuze... ma qualunque sia il segreto della Gueuze, va bene: con o senza topi!!

(..scherzo eh!)


Tutte le birre di Cantillon sono piccoli capolavori, ma devo dire che questa in particolare ha tutta - ma proprio tutta - la mia stima: una vera birra biologica, non di quelle finte bio o che pure di essere bio mancano di personalità. Questa qui è una birra macrobiotica, eccome!! Biologica, senza zucchero, senza lievito ma fermentata naturalmente con microrganismi presenti nell'aria...
Insomma, s'è capito che per farmi felice basta una Gueuze Lambic Bio?

Passiamo alla scheda tecnica, per chi mastica/sorseggia l'argomento:


Gueuze 100% Lambic Bio
Birrificio Cantillon - Bruxelles 
5.0%vol
Colore rosso arancio. L'assemblaggio di lambic giovani e lambic mature le donano un profumo di uva ed un gusto acidulo, fruttato ed allo stesso tempo secco e ripulente, che la rende idonea ad essere gustata sia come aperitivo che come birra di chiusura in una serata di degustazione.
(Fonte: www.birraland.it)





Ora, la regola per non sbagliare con gli abbinamenti, è che il sapore acido va a braccetto col grasso. Per questo motivo si sentono sempre consigliare taglieri di formaggio con la birra. Ma qui "chez Patapata", dove di formaggio non se ne mangia, ma in compenso abbiamo un po' più di fantasia, proponiamo un felicissimo matrimonio: birra acida e tempeh fritto. Un altra meraviglia del mondo della gastronomia, il tempeh è molto grasso, trattandosi di fagioli di soia (soia = 40% grassi, ma di quelli buoni, insaturi). Oltre ad essere buono per la salute, è pure lui un prodotto fermentato naturalmente: tempeh VS formaggini  2 - 0.


Infine, visto che siamo in primavera, visto che la Brianza abbonda di questi fiori e che proprio stamattina li abbiamo trovati nei campi, ho pensato di arricchire di profumi e alleggerire il piatto con una fritturina di fiori di sambuco. Ovviamente pastella di lievito madre, ça va sans dire


Frittura di fiori di sambuco e tempeh 
con birra acida Gueuze 100% Lambic bio

Per due porzioni

200 g di tempeh bollito in brodo di shoyu e zenzero
1 C di farina di riso
4 o 5 grappoli di fiori di sambuco freschi
50 g di pasta madre
200 ml di acqua tiepida
farina mista riso e semola rimacinata qb
sale qb
olio di semi di mais bio per friggere
 

Preparare la pastella almeno 3 ore prima, sciogliendo la pasta madre nell'acqa tiepida e aggiungendo le farine sbatendo con una frusta. La pastella deve essere abbastanza liquida, ma sollevando la frusta deve rimanere abbastanza attaccata.Coprire con un piatto e lasciare attivare la fermentazione a temperatura ambiente per almeno 3 ore. Si può lasciare anche la notte intera in frigorifero. 

Scolare il tempeh e tagliarlo a cubotti, poi passarlo nella farina di riso. 
Sciacquare delicatamente i fiori, in una bacinella di acqua fredda e bicarbonato. Lasciarli scolare bene.

Scaldare l'olio con un pezzo di alga kombu (facoltativo). Quando è caldo, provare con un pezettino di tempeh: se risale in pochi secondi, è caldo abbastanza. Iniziare a friggere il tempeh, che non avendo pastella lascerà l'olio più pulito. Scolare man mano che i pezzi diventano marroncini.
Cominciare con i rametti di sambuco intinti nella pastella che va salata all'ultimo momento. Scolarli bene, la pastella non deve essere eccessiva, altrimenti sparirà tutto il profumo delicatissimo del fiore.

Mangiare subito, consiglio di iniziare con i fiori: il gusto è più delicato e si raffreddano prima.