lunedì 24 febbraio 2014

Ravioli alla crema di marroni e pesto di cavolo nero

Oggi festeggio un inizio per tante cose.

In primis, il nostro nuovo orto, che comincia finalmente a prendere forma sotto i raggi di un improbabile sole primaverile. Abbiamo fatto grandi progetti per questo nuovo angolino: sarà uno spazio tutto per noi, per l'ingegno di Merlino e per la mia fantasia, per i sogni e la curiosità, per la sana e sacrosanta fatica, per il nostro pensiero libero, che si concretizza in qualcosa di meraviglioso, per noi e per tutti coloro con cui vorremo codividerne i frutti (incrociamo le dita!).



In secundis, i corsi di cucina! sono iniziati benissimo e spero che evolvano in meglio e che possano forgiare la mia personalità, ancora un po' timida e insicura quando devo camminare da sola, soprattutto su un sentiero ancora sconosciuto. A questo proposito, voglio ringraziare di cuore tutti i miei corsisti di giovedì sera: siete stati bravissimi e soprattutto reattivi, curiosi e intraprendenti! Grandiosi!!




...e perché no, festeggio anche novità culinarie che ho avuto modo di assaggiare in questi giorni e con cui ho già sperimentato qualcosina! Vorrei avere la bacchetta magica per farvi conoscere i nuovi inquilini della mia dispensa (aaaaaaaiuto, sta esplodendo!!), ma sono davvero tanti! Pian pianino pubblicherò tutto eh, faccio un po' fatica a mantenere un ritmo di un post a settimana -con tutti 'sti festeggiamenti, ci si mettono pure i compleanni, fra cui il mio fra pochissimo!- ma cercherò di farcela.. in fondo, sono una capa tosta!!





Questa sperimentazione con la crema di marroni potrà suonare strana. Ho tratto l'ispirazione dai tortelli alla zucca mantovani.. Ravioli ai marroni - Tortelli alla zucca... Che c'entra?? mi direte. C'entra: La mostarda insieme alla zucca costituisce un ripieno dolce, molto dolce, senza paura. Amo questo dolce, ne mangerei una ciotola intera a cucchiaiate, di ripieno!! Ho voluto creare questo dolce senza la zucca né la mostarda, ma con due prodotti di cui vado ghiotta: castagne e pane di segale. Il pane di segale è una scelta sia di gusto, l'acidità del lievito madre è il giusto sprint per accompagnare la dolcezza calda e vellutata della crema di marroni; ma anche di consistenza: a differenza del pangrattato comune, il pane di segale resta piuttosto granuloso, senza creare una vera e propria cremina. In bocca l'effetto mi piace molto di più, è come quello del ragù, che scivola giù insieme al sugo ma senza confondersi del tutto.





Preparare questi ravioli con la pasta fresca (senza uova) il sabato pomeriggio, prendendomi il mio tempo, con in testa nuvole di pensieri leggeri (oltre a VirginRadio), mi ha regalato il buon umore di cui ancora adesso godo (yeah!), e credo di averne trasmesso anche ai ravioli stessi, per una qualche proprietà che trascende di certo ogni logica fisico-chimica... Crediamoci, se fa bene, perché no?!



Ravioli alla crema di marroni e pesto di cavolo nero
(ricetta vegan)

Dosi per 4 persone

pasta fresca:

300 g di semola rimacinata
50 g di farina di ceci
2 cucchiai di olio evo
acqua calda qb

ripieno:

3-4 cucchiai di Crema di Marroni Vis
3 fette di pane di segale "Otto cereali" PEMA

pesto di cavolo nero:

7-8 foglie tenere di cavolo nero
1 spicchio d'aglio
4 noci
3 cucchiai di olio evo
sale, pepe



Ho preparato il pesto di cavolo nero la sera prima, stufando in una padella antiaderente le foglie già pulite e tagliate, con olio e aglio. Salare e aggiungere dell'acqua all'occorrenza. Una volta pronto, frullare insieme a olio, 2 noci, pepe e l'aglio. Non importa se risulta molto denso, poi andrà agigiunto un mestolo di acqua di cottura.

Per la pasta fresca senza uova, miscelare le farine in un'ampia terrina, facendo una cavità nel mezzo. Scaldare dell'acqua in un pentolino (circa 250 ml) e quando è tiepida aggiungerne un po' all'impasto. Versare anche l'olio e iniziare a impastare. Aggiungere poca acqua per volta, finché si ottiene un impasto liscio e omogeneo, non appiccicoso. Lasciar riposare sotto uncanovaccio umido per mezzora.

In una ciotola sbriciolare il pane di segale con le mani, per ottenere delle briciole il più possibile fini. Versare la crema di marroni e mescolare bene, ottenendo un impasto abbastanza sodo.


Stendere la pasta con la nonna papera (o a mano, se siete temerari!), mettere mezzo cucchiaino di impasto per ogni quadrato che si andrà a formare (lato di circa 5cm). Sigillare bene il triangolo, unire due lati attorno al dito e ripiegare indietro l'angolino rimasto. Procedere fino ad esaurire pasta e impasto.

Man mano che vengono fatti, conservare i ravioli su un tagliere o vassoio infarinato.

Portare a bollore una pentola molto ampia colma d'acqua, salare, versare un paio di cucchiai di olio e tuffare i ravioli, un po' per volta per non farli attaccare. Scolarli e conservarli in una ciotola di vetro unta, mentre si aspetta che cuociano gli altri. Terminati i ravioli, allungare il pesto con un mestolino di acqua di cottura e condire il tutto. Tritare le due noci rimaste e spargere sulla superficie. Servire subito.
 








 ..e nelle prossime puntate:

Legumi in tutte le salse

Happy Fingerfood

Ridendo e speziando

Glutenfree everybody

Cucina ECO-friendly


...and so on!
scrivimi: zy.patapata@gmail.com

lunedì 17 febbraio 2014

Passatina di cicerchie e radice di curcuma con cavolo nero all'aglio

Questa ricetta è adatta a una cenetta davvero winter-style a base di legumi - rettifico: ottimi legumi - che scaldano e confortano corpo e mente.
Direi che ce n'è proprio bisogno, dopo mesi e mesi trascorsi sotto gli obrelli e dietro i vetri sbroffati, implorando una qualche entità superiore per un brandello di cielo azzurro o semplicemente qualche ora di tregua (asciutta)... Devo dire che anche il limite di sopportazione di una persona con tutti i nervi nella norma (tipo me, che sono molto accondiscendente) arriva pericolosamente al punto di non-ritorno.........

Se dobbiamo proprio scavare per andare a trovare il lato "positivo" del diluvio universale, allora direi che ho tutto il tempo da dedicare ai miei esperimenti culinari. Ok. Però a discapito della salute mentale... non credo che ne valga poi così tanto la pena.

Ecco.




Oltre a lamentarmi, vorrei anche parlarvi di questa nuova scoperta: la radice della curcuma.
Ho avuto la fortuna di trovarla al bio, e ovviamente l'ho acquistata... Inutile dire che non avevo la minima idea di come utilizzarla, ma questo non può certo frenare la mia insaziabile fame di nuovi ingredienti! Costa anche una bischerata, tenendo in considerazione il fatto che se ne usa una minima quantità.

Ho dovuto documentarmi un minimo per poterla usare ed ecco cosa ho scoperto:

  • la polvere comunemente in vendita deriva dalla stessa radice, in cui sono contenuti i principi attivi, quindi non fa molta differenza usare la radice fresca piuttosto che la polvere, se non nel sapore
  • il sapore ricorda quello dello zenzero, che appartiene appunto alla stessa famiglia delle Zingiberacee (quanto è bello questo nome!?)
  • la curcuma è impiegata da oltre 5000 anni nella cucina curativa indiana, tant'è che secondo la medicina ayurvedica è un rimedio antibatterico, antiallergico, antiossidante, antinfiammatorio, stimola l'appetito etc. La medicina moderna conferma queste virtù [ma va'!? ndr.], e aggiunge anche quella antitumorale e di prevenzione contro l'Alzheimer e malattie cardiovascolari
Fonte: http://www.greenstyle.it/curcuma-proprieta-curative-14680.html


 Sostanzialmente, è buona a 360°. Col senno di poi, ricordo che anni fa, per risollevare le sorti del mio apparato digerente tribolato, il mio medico omeopata mi prescrisse delle gocce giallastre e dal sapore abbastanza amaro, che se non vado errato si chiamavano "chelidonium curcuma". Come si suol dire: tutto torna!


E io me la sono cucinata con una bella spadellata di cicerchie, che essendo molto vicine ai ceci come sapore e aspetto, in questo insolito matrimonio giallarancio mi hanno ricordato un po' la cucina indiana; che, come mio solito, ho completamente corrotto inserendo di prepotenza il mio amato cavolo nero (che per me ci sta proprio a pennello, oh sì!).

Unica controindicazione: dopo aver pelato la radicetta di curcuma, somiglierete a un Simpson :)






Passatina di cicerchie e radice di curcuma
con cavolo nero all'aglio 




 

 Per due porzioni

250 g di cicerchie lessate

1 carota

1/2 cipolla

1/2 peperoncino secco

1 radice di curcuma

sale qb

6-7 foglie tenere di cavolo nero
 
1 spicchio d'aglio

1 cucchiaio di olio evo

il succo di 1/2 limone

semi di girasole (facoltativo)










Pelare la radice di curcuma e tagliarla in 2-3 parti. Tagliare le verdure e stufare il tutto in in una padella antiaderente con un mestolo di acqua di cottura delle cicerchie. A metà cottura, aggiungere anche i legumi, e spezie e il sale. Aggiungere acqua man mano che asciuga. Quando le verdure saranno cotte, eliminare i pezzi più grossi della curcuma e frullare tutto il resto. Regolare di sale e aggiungere un po' di brodo se fosse troppo asciutto. Tenere in caldo.
Pulire e tagliare le foglie di cavolo nero. Scaldare una padella con un cucchiaio di olio e lo spicchio d'aglio schiacciato, aggiungere il cavolo nero, salare e cuocere per 10 minuti aggiungendo un po' di acqua di cottura. Eliminare l'aglio e condire con il succo del mezzo limone.
Servire la passatina in piatti fondi, porre al centro le foglie di cavolo nero e sopra qualche seme di girasole. C consumare caldo, magari con del pane chapati.




 Visto che siamo in tema, ricordo che la prossima settimana, GIOVEDI 27 FEBBRAIO, alle ore 17, ci sarà la seconda parte del mio CORSO DI CUCINA NATURALE, tutta sui LEGUMI!


Per chi si fosse perso la puntata, ci sono ancora un paio di posti per il corso base: GIOVEDI 20 FEBBRAIO alle ore 20! 




per info e iscrizioni:
zy.patapata@gmail.com







lunedì 10 febbraio 2014

Crostata d'amore: nocciole, pere, zenzero, cioccolato (vegan)




Allora, mettiamo subito i puntini sulle i: non ho mai festeggiato san Valentino, né intendo farlo in futuro. 


Questo per dire che non ho concepito questa torta come coccola sanvalentinesca per il mio cocco - che non se la fila neanche di striscio, dato che non mangia niente che abbia più dello 0,002% di cacao (quindi escluse le merendine industriali e i cioccolatini belli intrisi di olio di palma e latte in polvere).


Avevo in mente di farla da settembre, in particolare da quando ho visto mia zia scaricare dalla macchina una cesta di 2 m2 piena zeppa di pere williams, non mature ma di più!! Non appena mi è giunto al naso il dolcissimo olezzo, in quel preciso momento il mio cervellino ha subito illuminato la casella “zenzero”. Per forza. Ci sono cose buone e abbinamenti immutabili che le caratterizzano. Punto.


Il succo della storia è che ho subito fatto la marmellata di pere e zenzero, e i frutti erano talmente dolci e maturi che si scioglievano solamente a guardarli… e poi lo zenzero in cottura ha mostrato il suo bel caratterino, andando a bilanciare tutto quel il candore delle pere ormai diventate cremose. Insomma, un’esperienza sensoriale fortissima, quasi sensuale. 

Afrodisiaci o no, questi ingredienti, uniti a dell’ottimo cioccolato fondente, non possono che rimandare all’amore… almeno, per me è stato amore al primo cucchiaino di confettura, al primo morso di torta, alla prima briciola acchiappata con l’indice appiccicoso. 


Infatti, assaggiata la confettura*, era talmente ben riuscita da non lasciare dubbi sul da farsi: crostata sia. Certo però, non sarei Patapata se non avessi voluto complicarmi la vita per renderla speciale. Non poteva essere una crostata-punto e basta. Questa confettura meritava di più.





Da settembre ce n’è voluta per decidermi sugli ingredienti da utilizzare per questo dolce, ma dopo sperimentazioni sensoriali puramente casuali (vedi il cioccolato Compañera fondente allo zenzero che mi ha illuminato sull’abbinamento fortunato; vedi la pantorta di pere zenzero e nocciole preparata con la pasta madre mesi fa etc.), eccola qua: la crostata d'amore. Amore in senso totale, universale, per il mondo (veganissima!) e soprattutto, una volta tanto, per se stessi.


Dunque, cari miei, se volete utilizzare questa crostata – di per sé romanticissima, in effetti, e pure con lo zing-  per santificare una serata nel nome di Valentino, sono più che contenta. Ma se, come me, siete allergici alle feste comandate e propinate in modo perpetuo e prepotente, potete godervela quando volete in santa pace (riferimenti alla sfera celeste puramente casuali… o forse per bilanciare quelli piccanti) come atto d’amore verso voi stessi. Occhio a non fare la fine del Narciso, porello. Io ho rischiato grosso eh, ma per queste cose (ovvero pere, zenzero, cioccolato fondente, nocciole) ho proprio un debole..





Crostata con confettura di pere e zenzero e cioccolato (naturalmente vegan)


Per la frolla vegan alle nocciole:

80 g di farina di farro integrale
80 g di farina di farro bianca
50 g di maizena
50 g di nocciole tritate
3 cucchiai di olio d’oliva
60 ml di vino bianco secco
90 g di zucchero di canna integrale
un pizzico di bicarbonato
acqua qb
sale qb

Per la farcia:
250 g di confettura di pere e zenzero autoprodotta
100 g di cioccolato fondente al 70% Compañera
1 pera



Preparare la frolla con un po’ d’anticipo per poterla lasciare un paio d’ore in frigorifero. Miscelare tutte le polveri, bagnarle con l’olio e lavorare con le mani per distribuirlo uniformemente. Poi aggiungere il vino bianco  e impastare, infine l’acqua, quanta serve per ottenere un impasto sodo, ma lavorabile. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola e lasciare in frigorifero un paio d’ore.

Trascorso il tempo, stendere la frolla vegan per ottenere uno spessore di circa 7-8 mm. Il bicarbonato la farà crescere leggermente, quindi non preoccupatevi se vi sembra troppo sottile. Foderare lo stampo da crostata e grattugiare sopra il cioccolato, oppure tagliarlo a coltello e spargerlo, fino a ricoprire la base. Versare uniformemente la confettura. Tagliare a fettine una pera e decorare a piacere. Infornare a 180° per circa 30 minuti. Per gli ultimi minuti, portare al piano più alto e accendere il grill per asciugare le pere. 




*Per la confettura di pere e zenzero ho utilizzato pere bio (della zia!) e zenzero fresco, pochissimo zucchero di canna (25 % rispetto alle pere, già dolcissime) e un cucchiaio di agar agar per aiutare a gelificare.